Un titolo “pungente” che affronta il tema sul rapporto tra religioni monoteiste e discriminazione femminile. Giuliana Sgrena, giornalista, scrittrice e politica italiana, ex inviata de “il manifesto”, negli ultimi anni ha seguito l’evolversi di sanguinosi conflitti, in particolare in Somalia, Palestina, Afghanistan, oltre alla drammatica e tragica situazione in Algeria. Negli ultimi due anni ha raccontato la guerra e l’occupazione in Iraq, indagando sulla realtà che è dietro ad ogni scontro armato e nella vita quotidiana delle principali vittime delle guerre moderne: donne e bambini. Ha dedicato particolare attenzione all’islamismo e al suo effetto sulla condizione delle donne nell’Islam.
Il suo libro non è il primo che ha scritto sul difficile rapporto tra la religione e, il mondo femminile, tuttavia, Dio odia le donne, è un testo molto delicato che affronta argomenti difficili incentrati sul ruolo giocato dalle religioni monoteiste nel sistema di oppressione delle donne. Apre, inoltre, senza imbarazzo, una riflessione su temi di assoluta attualità, dall’infibulazione all’obbligo del velo, dalla contaminazione mestruale alla gestazione per altri, dallo stupro di guerra, che se ripetuto per dieci volte fa sì che la donna sia finalmente convertita a tragedie quotidiane come il femminicidio. Donne schiavizzate nei secoli, stuprate, picchiate, seviziate, ridotte a oggetto, merce, scarto. Un libro che colpisce al cuore, ferisce dentro e infrange l’idea di essere una Donna libera.
Giuliana scrive: "Quando si tratta di discriminare la donna, le principali religioni monoteiste sono tutte d'accordo. Ogni donna sarà etichettata come figlia di Maria o figlia di Eva: la donna è l’origine del peccato, la tentatrice che seduce e porta alla perdizione". Oggi nulla è cambiato e lei racconta ogni cosa in base alla sua esperienza e a ciò che ha vissuto da vicino, non avendo mai timore di negare l’esistenza di Dio. Una donna atea che persino nei momenti più bui del suo rapimento non ha pensato, neanche per un attimo, di cambiare il suo modo di pensare.
di Serena Pacella Coluccia