‘Non è compito mio far sgomberare i rom’, ma Perrone invita Luigi Marzo a mettere in sicurezza la masseria a sue spese

Luigi Marzo dovrà ripristinare le condizioni di sicurezza del pilastro del capannone che i rom hanno distrutto per ricavare abitazioni di fortuna. È scritto nero su bianco in un telegramma del Comune.

Un pasticcio all’italiana: non può che essere definita così la storia di Luigi Marzo, il pensionato di San Pietro in Lama che ha ereditato una masseria dalla sorella, ma non ha mai potuto nemmeno metterci piede perché alcune famiglie rom hanno ben pensato di trasformare il casolare e il capannone, circondati da 13 ettari di terreno, in abitazioni di fortuna. Loro non si sentono ‘ospiti indesiderati’ anzi… difendono quella proprietà con le unghie e con i denti, arrivando persino a minacciare il 74enne che in più occasioni ha provato a riprendersi ciò che è suo. Da quando sulla vicenda si sono accesi i riflettori della tv nazionale non si parla d’altro e ogni giorno spuntano particolari nuovi e sempre diversi che rendono la matassa ancor più ingarbugliata.
  
Ieri, incalzato dall’irriverente inviata de ‘Le Iene’, il primo cittadino Paolo Perrone aveva puntualizzato che non rientra tra i suoi compiti lo sgombero di un immobile di proprietà privata. Insomma, che più di quello che aveva già fatto non poteva fare.  
  
Lo stesso primo cittadino, però, in un telegramma ha “invitato” il pensionato 74enne a chiudere i varchi di accesso al fabbricato per (testualmente)  ‘garantire l’incolumità pubblica e privata’. Non solo,  nella comunicazione ha ordinato anche di ripristinare le condizioni di sicurezza del pilastro del capannone che i rom hanno distrutto per ricavare ‘mini appartamenti’. Da solo. A sue spese.
  
Certamente un atto formale dovuto. Ma come può farlo se le famiglie rom non hanno nessuna intenzione di lasciare la masseria? Senza dimenticare che in quella campagna sulla strada che da Lecce conduce a Novoli vivono anche bambini piccoli, dai 3 anni in su: «Quale operaio –  si domanda Luigi Marzo –  rischierebbe di addentrarsi nella proprietà per mettere in sicurezza l’area con il rischio di essere aggredito? Non dovrebbero mettermi nelle condizioni di poter entrare in casa mia?». Il 74enne potrebbe entrare nella proprietà per assecondare quanto chiesto solo se fosse ‘scortato’ dalle forze di polizia, non potrebbe mai farlo di sua spontanea volontà anche perché, come è accaduto quando siamo stati sul luogo, nel momento in cui gli ‘inquilini’ notano movimenti, nel giro di qualche minuto aumentano, come se chiamassero “rinforzi”. Oppure, nel remoto caso in cui lo facessero entrare, il 74enne con una squadra dovrebbe fare i lavori con i bambini che giocano accanto?
  
Insomma, il rischio è che il pensionato passi dalla parte della ragione a quella del torto. L’unica cosa che potrebbe sbloccare la situazione è il sequestro preventivo dell’intera area interessata dall’occupazione abusiva. Solo con questo foglio di carta della Procura della Repubblica in mano, il signor Marzo potrebbe finalmente entrare nella sua proprietà e fare in modo che non sia più occupata abusivamente da qualcuno.
  



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