31 lavoratrici senza stipendio e tredicesima. La Fp Cgil scrive al Prefetto

31 lavoratrici del Centro Polivalente Itaca e del Centro Dopo di Noi Lecce senza stipendio e senza tredicesima. La Fp Cgil ha scritto al Prefetto per denunciare la difficile situazione

La Fp Cgil «31 lavoratrici che operano in importanti strutture per persone con disabilità vivono enormi disagi economici per sé e le proprie famiglie» e scrive al Prefetto per denunciare la difficile situazione  

Una lunga attesa per 31 lavoratrici del Centro Polivalente Itaca e del Centro Dopo di Noi. Un’attesa che si ripercuote giocoforza sulla vita quotidiana, quando i conti devono essere fatti con le difficoltà e soprattutto con il portafoglio. Le donne che operano in importanti strutture per persone con disabilità attendono ancora il pagamento della tredicesima 2013 e delle mensilità di febbraio e di aprile 2014. Nonostante le continue sollecitazioni da parte della Funzione Pubblica Cgil, infatti, il Consorzio Europa Cesfet di Lecce non ha ancora provveduto a corrispondere gli stipendi arretrati. Per questo la Fp Cgil ha deciso di informare il Prefetto di Lecce, esponendo la vicenda per iscritto. Nero su bianco.

«Ad oggi – dichiara Mino Malorgio, coordinatore del settore socio-sanitario per la Fp Cgil Lecce – abbiamo ottenuto da parte del Consorzio e degli Uffici responsabili risposte insoddisfacenti e insufficienti a giustificare questo inaccettabile ritardo con cui si procede ai pagamenti dovuti per il lavoro prestato».  «Come è noto – continua- queste lavoratrici (18 lavorano per il Centro Polivalente e 13 nel Centro Dopo di Noi) svolgono un compito molto delicato e importante, all’interno di strutture che si occupano di attività in favore delle persone con disabilità, con funzioni sia di aggregazione/integrazione per persone con disabilità non grave, come nel caso del Centro polivalente, sia con funzione socio riabilitativa, come nel caso del centro “Dopo di noi”».

«Va ribadito – aggiunge Fiorella Fischetti, segretaria provinciale Fp Cgil Lecce – che questo ritardo ha già provocato e continua a provocare gravissime difficoltà e notevoli disagi alle lavoratrici e alle loro famiglie, poiché per molte di loro rappresenta l’unica forma di reddito per il loro sostentamento».



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