Al Presidio di Veglie, dove giovani e anziani si riappropriano del territorio

Un’esperienza spontanea, eterogenea, intergenerazionale e organizzata quella del Presidio contro l’eradicazione degli ulivi. In comune la passione per un Salento che merita di essere amato.

L’editoriale di Fabio Ingrosso*
 
Non tutti i mali vengono per nuocere. Così recita un vecchio adagio che sembra essere diventato di pubblica evidenza e di pubblico dominio nel Salento, almeno per quei salentini che si rifiutano di piegarsi ai diktat di una ragione fredda e lucida che non trova conferma, talvolta, nemmeno nei dati della scienza.
 
Mi riferisco ai quei giovani e a quei meno giovani che organizzati in presidio nelle campagne salentine nel circondario di Veglie, in quel territorio che dovrebbe essere interessato dalle eradicazioni previste per realizzare un cordone fitosanitario di difficile se non impossibile attuazione, passano le loro giornate a tutela degli alberi, per evitare che ci sia il loro abbattimento e la loro distruzione.
 
Credo proprio che il Presidio degli ulivi a Veglie stia portando all’attenzione della collettività, finalmente, un atteggiamento propositivo che è finalizzato a mettere sotto la lente di ingrandimento della pubblica opinione un modo nuovo di affrontare il dramma della xylella.
 
È innegabile che in questi lunghi mesi sia balzata agli onori della cronaca un’immagine distorta del Salento, un'immagine che ha contribuito a dire il vero, a gettare discredito sul territorio e sulle sue produzioni, quasi che gli ulivi fossero un problema e non una risorsa per la nostra economia, quasi che l’olio non fosse un autentico oro giallo, bensì un veleno mortale di cui disfarsi al più presto.
 
C’è però chi dice no, c’è però chi sa dire di no. E sono volontari che dell’eterogeneità fanno la loro bandiera organizzativa più autentica. Non rassegnandosi alla forza del pensiero unico e all’ineluttabilità di affrettate eradicazioni, quei giovani e quegli anziani, quelle donne e quegli uomini, quegli studenti e quegli agricoltori, stanno portando all’attenzione due temi fondamentali sui quali grazie a loro si riesce a ragionare.
 
Innanzitutto, gli ulivi sono diventati fattore di avvicinamento generazionale: giovani e vecchi, in un abbraccio non solo simbolico, ma reale, sono fianco a fianco nella difesa del territorio. Sono i ragazzi che, insieme ai più adulti, insieme ai loro genitori ed ai loro nonni, stanno difendendo il passato e al tempo stesso il futuro loro e delle generazioni a venire.
E poi c’è un altro dato che va analizzato: l’autentica foresta di ulivi piantati nel Salento, ha sottratto e sottrae ogni giorno all’atmosfera tale e tanta quantità di anidride carbonica che permette di rendere più vivibile il nostro territorio. Non è di per sé questa una cosa importante di cui bisogna prendere atto?

Ecco perché la via della ricerca, è l’unica strada percorribile. Non ci possono e non ci devono essere scorciatoie.
 
*Presidente Copagri Lecce e vicario Puglia



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