Baia Verde: incuria e abbandono della zona estiva più esclusiva del Salento

In zona Baia Verde, una delle mete estive più alcune immagini denotano una certa incuria e trasandatezza. Dalla piazzetta centrale, alle erbacce a contenuti di rifiuti in bilico tra il suolo e la rete di protezione alle spalle.

Via delle Dune, per chi c'è stato, è affollatissima in estate. Giovani di ogni età la popolano e vi si soffermano a chiacchierare, ballare nel mezzo della strada o anche, soltanto, a prendere un panino dalla moltitudine di camioncini che sostano proprio lì, dove vendere carne e patatine alle 5.00 del mattino è un fatto consuetudinario. In Baia Verde, zona residenziale che lambisce i lidi gallipolini, alcuni tra i più famosi, la vita non si sopisce neanche di notte, e con essa, gli assordanti rumori provenienti dai locali circostanti, gli schiamazzi notturni, i clacson delle auto: una realtá che i residenti ben consocono e che li ha spinti, infinite volte, ad indirizzare lamentele su più fronti.

A beneficio di quanti vogliano vedere una cartolina della zona estiva più ambita di Gallipoli, in inverno, vi forniamo alcune immagini che suggeriscono correttamente la realtà dei fatti. L'atmosfera spettrale è naturalmente tipica delle località estive ormai spoglie di turisti, ma qui coglie impreparati constatare l'incuria e la trasandatezza dell'intera zona. Quello che resta di centinaia (forse anche più) manifesti pubblicitari degli eventi estivi svolazza, ancora, dalle reti di protezione che separano le strade dai piccoli boschi adiacenti: minuscoli pezzi di carta, trascinati dal vento qui e là, che i gestori delle rinomate discoteche non hanno avuto la premura di ripulire prima di fare i bagagli per rientrare con il bottino in città; non è stato, però, neanche nelle corde dell'amministrazione farsi carico di intervenire nel quartiere, per ripristinare un certo decoro.

Addentrarsi tra i viali alberati, tipici della zona, significa, oggi, ritrovare ai bordi delle strade reliquie della vita estiva di ogni sorta: bottigliette di plastica, buste, carte e cartacce, pacchetti di sigarette ridotti in poltiglia, e tanti, tantissimi mozziconi, una lunga striscia continua di rifiuti. La piazzetta centrale, fulcro della vita notturna del quartiere, non versa in condizioni migliori: abbandonata a se stessa, invasa da erbacce e stoppaglie che crescono rigogliose ed indisturbate tra i marciapiedi ed il cemento divelto dal suolo; ai lati, una fitta schiera di contenitori di rifiuti cui ne fanno seguito, proseguendo lungo il tragitto, altri due, diroccati e in bilico tra il suolo e la rete di protezione alle spalle. Qui, nella zona con la più alta concentrazione di turisti, non sono in utilizzo, ancora, i recipienti della raccolta differenziata di rifiuti, il tempo si è fermato a quando un "bidone" poteva contenere indistintamente plastica e carta, metalli e vetri, con tutto ciò che questo comporta nella fase di smaltimento di una così importante massa di rifiuti prodotta nei mesi caldi. I contenitori sono, per lo più, privati dell' apposita copertura ormai dismessa e sul suolo, a pochi centimetri, mobilia abbandonata. Frammenti di un tavolo in legno, l'imbottitura di un divano e un brandello di elettrodomestico arrugginito dalle pioggia e dalle intemperie del rigido inverno.

È bene ricordare che sebbene Baia Verde sia una zona a vocazione turistica, registra ancora la presenza di residenti che ivi abitano regolarmente durante tutti i mesi dell'anno e, pertanto, godrebbero dei medesimi servizi riservati agli abitanti delle zone del centro. Il modello turistico più venduto in Italia, al momento, versa nello stato appena descritto; resta da chiedersi se l'amministrazione comunale abbia intenzione di lustrarlo esclusivamente per l'atteso appuntamento estivo, o invece, abbia coscienza della estrema urgenza cui è chiamata a far fronte per preservare la zona turistica del Salento con il più alto fatturato estivo. La cartolina di questo Salento, così come oggi appare, forse, non la acquisterebbe nessuno. Neanche un residente.

di Valentina Petrucci

 



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