Chiusura Twin Towers, le verità del titolare

Paolo Spalluto, titolare del locale leccese sito in Viale Japigia a Lecce, scrive una lettera aperta in cui spiega i motivi per cui, a suo dire, il sequestro da lui subito sia stato iniquo ed ingiusto.

Lunedì la decisione della chiusura provvisoria del locale dopo il sequestro preventivo del 25 febbraio scorso, ora, dopo alcuni giorni di silenzio, Paolo Spalluto, gestore e titolare del noto locale leccese “Twin Towers”, ha deciso di rompere il silenzio e scrivere, attraverso una lettera aperta, le proprie verità sulla vicenda che lo ha investito in queste ore.  “Un’ingiustizia, un accanimento, un trattamento inquisitorio contro chi cerca di svolgere il proprio lavoro onestamente e al meglio. È questo in sintesi quello che mi è stato fatto negli scorsi giorni con il sequestro preventivo di buona parte del mio locale, le “Twin Towers”, sito a Lecce in Viale Japigia, ed è questo quello che intendo cercare di far capire al meglio in questa lettera. Ho atteso qualche giorno per buttare giù qualche riga perché nella frenesia delle prime ore non avevo le idee ben chiare, o meglio ce le avevo, ma ho preferito attendere per non farmi prendere troppo dalla rabbia e della delusione dei primi terribili attimi. Rabbia, delusione e sconforto ci sono ancora, ma adesso ho deciso di far prevalere la voglia di far conoscere a tutti la verità, o per lo meno le mie verità.

In questi anni le “Twin Towers” hanno consolidato sempre di più e meglio il proprio ruolo di centro di aggregazione, questo è un dato di fatto oggettivo, e Spalluto pone l’accento su questa questione: “In questi anni il mio locale è diventato uno dei baluardi della movida leccese, che ha offerto un servizio ed un luogo di ritrovo a tutti e a tutte le ore del giorno. Per molti è diventata una consuetudine, per altri una vera e propria abitudine, quella di passare da noi e trascorrere momenti in tranquillità e in buona compagnia nei nostri ampi spazi. Senza dimenticare, inoltre, che il mio locale ha garantito una continuità lavorativa a tanta gente con trasparenza e semplicità. Un elemento che, in questi tempi di gravissima crisi economica, non è assolutamente da sottovalutare”.

Spalluto, poi, entra nel merito della vicenda che lo ha coinvolto e snocciola ad una ad una le motivazioni per cui, a suo dire, questo decreto sia iniquo ed ingiusto: “Alla base delle motivazioni contenute nel decreto di sequestro preventivo, emesso dal G.i.p. (Giudice per le indagini preliminari) ed eseguito dalla Polizia Municipale con delega del Pubblico Ministero, mi viene contestato il fatto che il sottoscritto “avrebbe edificato dei manufatti in assenza di titoli abilitativi e senza la necessaria autorizzazione”. Prima vera assurdità, visto che buona parte delle strutture in esame, le più importanti, sono state impiantate in rispetto a dei regolari permessi a costruire rilasciati dall’Ufficio urbanistico del Comune di Lecce. Per le altre precarie strutture in legno, presenti in giardino, delle quali mi è stata contestata l’edificazione abusiva, era stata presentata richiesta di edificazione in regime di Sanatoria. Mi si contesta, inoltre, il reato di abusivismo edilizio, ma in realtà si tratta di strutture amovibili e precarie di cui numerosi locali di Lecce ne hanno di simili. Cosa ancora più assurda è che già in passato il sottoscritto, per le medesime strutture e con lo stesso Capo d’Accusa, ha dovuto già subire, prima un sequestro preventivo similare in cui è stato costretto a demolire gli stessi manufatti in questione e poi un processo in cui è stato completamente assolto perché, come da sentenza del Giudice di allora, il reato non sussiste”.   

Il titolare delle Twin specifica poi alcuni dettagli del sequestro, dettagli che sono fondamentali per capire i motivi per cui, a suo dire, si è trovato costretto a dover chiudere l’intero locale: “Questo sequestro preventivo che si basa su un “fumus commissi delicti”, e cioè su una parvenza della commissione di un reato, senza le necessarie prove che in realtà questa irregolarità sia stata commessa. Fatto ancor più grave, inoltre, è che, nell’ambito dell’esecuzione del decreto, gli agenti della Polizia Municipale hanno posto i sigilli, oltre che ai manufatti di cui era stato disposto il sequestro, anche ad aree, accessi e pertinenze che non erano interessate al provvedimento, limitando il diritto di svolgere regolarmente il mio lavoro. Si è trattato, quindi, di un vero e proprio sfratto a casa mia in quanto, invece di sequestrare soltanto i manufatti contestati, mi è stato tolto il diritto di accedere a locali di mia pertinenza, ma non posti sotto sequestro. Per assurdo ed arbitrariamente, infine, sono stati apposti i sigilli anche all’accesso diretto alla pubblica via dove è situata la rampa per i diversamente abili, inibendo di fatto l’accesso degli stessi alla struttura. Condizione, quest’ultima, che rende impossibile avere la possibilità di garantire un accesso regolare ai portatori di handicap e, quindi, le basi minime per poter continuare a svolgere la mia attività.  

In questa vicenda, inoltre, parte lesa sono soprattutto i quindici dipendenti del locale che ora si trovano senza un lavoro e senza la loro fonte di sostentamento principale, e in certi casi unica. I lavoratori hanno indetto un sit in di protesta per la giornata di domani, venerdì 6 marzo, mentre il loro titolare usa queste parole di solidarietà: “Ora, io a questo punto mi sono trovato costretto a sospendere l’attività, a lasciare a casa quindici miei dipendenti perché non ho le condizioni e le possibilità di farli lavorare, perché qualcuno mi ha privato ingiustamente della possibilità di operare. Ed io mi chiedo, si possono lasciare a casa quindici persone, la cui unica fonte di sostentamento derivava dal lavoro svolto all’interno della mia struttura, togliere a migliaia di persone un luogo di incontro, oltre a far cessare per un periodo indeterminato di tempo un esercizio commerciale per un “fumus commissi delicti”? Vi è la convinzione da parte del sottoscritto di avere subito una grave ingiustizia, perpetrata con un provvedimento discrezionale, sproporzionato e vessatorio che rischia di arrecare danni incalcolabili ed irreparabili ad un’attività che cerca solo di portare avanti iniziative per i giovani, ma non solo, e che crea lavoro in un luogo di aggregazione. Per tutte queste ragioni ho parlato di accanimento, quasi a voler colpire un simbolo della movida leccese, già pesantemente bersagliata ed argomento di discussione negli ultimi tempi, togliendo ai leccesi, e non, un rinomato punto di riferimento”.

Spalluto, infine, termina in usto modo la sua lettera aperta, spiegandone i motivi della stesura: “Con questa lettera spero di essere riuscito ad esprimere la mia condizione, la mia voglia di giustizia e porgo un invito alla solidarietà agli organi di giustizia, di stampa, di informazione in momento come questo di grande austerità e difficoltà per tutti, la repressione lasci spazio alla collaborazione e alla prevenzione che mi hanno sempre ispirato. Solidarietà verso di me, verso i miei dipendenti che ora si ritrovano con le spalle al muro per colpa di un sistema che non li tutela e verso quella grande famiglia di amici e persone che sceglievano le Twin per stare insieme e divertirsi con buona musica ed iniziative semplici volte alla reale socializzazione. Con umiltà e modestia credo, in tanti anni di gestione, di avere migliorato la vita sociale dell’intera città attraverso un posto di ritrovo pulito e tranquillo, in cui ho fatto e faccio lavorare tanta gente”. 



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