Da edicola a bar: il Comune dice sì ma poi ci ripensa e lo multa

Singolare odissea quella che sta vivendo il titolare di una edicola di Lecce. Carlo Pisano decide di vendere oltre ai giornali anche il caffè: ottiene il permesso, amplia la sua struttura ma poi la revoca dell’autorizzazione. Sale anche la tassa sul suolo pubblico e lui chiude.

Una delle edicole storiche di Lecce da questa mattina chiude i battenti. E non lo fa per motivi personali del gestore, per un pensionamento o quanto altro, ma perché ‘mi è stato impedito di poter svolgere il mio lavoro’, commenta il titolare dell’attività. Non sarà sfuggito ai passati, infatti, come il rivenditore di quotidiani e periodici di viale Leopardi, nei pressi del centro commercial ‘Centrum’, questa mattina abbia messo in atto la sua personale protesta. I motivi? Le sue vicissitudini sono iniziate nel 2012: Carlo Pisano, proprietario del chiosco che fa angolo tra la circonvallazione e piazzetta Ludovico Ariosto, prende la fondamentale decisione di ingrandire la sua struttura e di far lavorare l’amico Mario e di proporre anche il servizio caffetteria.
 
Passano gli anni, ma l’autorizzazione non pare arrivare. Nel 2015, però, la svolta: l’Ufficio Urbanistica del Comune di Lecca da il suo ‘ok’ e il signor Pisano realizza la nuova struttura, ampliandola e spendendo oltre 130 mila euro. Tutto pare essersi risolto per il meglio: giornali, caffè, colazione. Qualche mese dopo però Carlo Pisano riceve una notizia inaspettata: il settore commercio di Palazzo Carafa revoca la licenza concessa solo qualche mese prima, giustificandosi dietro un errore di valutazione. In pratica, il signor Pisano può sì avere all’interno della sua edicola una macchina per il caffè, ma il suo uso dove essere prettamente ‘interno’, come ristoro per sé e i suoi dipendenti, ma non può somministrarlo al pubblico.  
 
L’amico barista Mario, quindi, viene a malincuore liquidato e Carlo si chiede allora il motivo di tale faccenda: che bisogno c’era di richiedere una autorizzazione e di ampliare il suo esercizio solo per bere un caffè di tanto in tanto durante l’orario di lavoro? Ma oltre al danno, la beffa.

Ebbene sì, perché nel breve tempo di ‘somministrazione autorizzata’ di caffè, la Polizia Municipale rileva una contravvenzione di circa seimila euro, da pagare subito. Finita qui? Nemmeno per sogno. Passata definitivamente la linea della censura delle macchinette di caffè all’interno delle edicole da parte del Consiglio Comunale, nel 2016 Palazzo Carafa ricalcola la tassa sull’occupazione del suolo pubblico e per il signor Carlo, il quale aveva ampliato il suo chiosco per un diritto che non può più esercitare, inevitabilmente sale anche l’importo che adesso si aggira attorno ai 6mila euro.
 
Una vera batosta per una situazione che, al giorno d’oggi, pare insostenibile. Questa mattina, dunque, la protesta da parte di Carlo Pisano: saracinesche abbassate e cartelloni di dissenso per strada: la sua vita a questo punto non sarà più la stessa.



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