‘Non rassegniamoci all’idea di vivere in un paese avvelenato!’ Si leva un grido dalla città di Cavallino

Vederci chiaro e capire la verità sull’impianto dei rifiuti a Cavallino da cui, è noto, si innalzano odori nauseabondi che investono spesso la cittadina intera. Due cittadini scrivono una lettera e promettono azioni popolari.

“Cari concittadini e concittadine, cari nonni, genitori, bambini e bambine di Cavallino, noi tutti viviamo in questo bel paese di Provincia, alle falde della meravigliosa città di Lecce. Così come siamo consapevoli della bellezza della nostra cittadina, siamo allo stesso tempo consapevoli di essere un’ ”oasi” immersa nelle discariche? Siamo consapevoli dell’estrema vicinanza delle nostre case da cumuli di spazzatura in putrefazione?”. Insomma, come in una bella favola in cui all’improvviso arriva la maledizione della “Malefica” di turno.

La lettera

Hanno scritto una lettera Stefania e Francesco, due cittadini di Cavallino, due genitori. L’intento è quello di risvegliare le coscienze e capire di più. “Vogliamo sensibilizzare e provocare una reazione nei cavallinesi che hanno paura di parlare contro qualcuno o qualcosa – ci dicono Stefania e Francesco – di chi abbiamo paura, di cosa? Abbiamo diritto a dire che questa discarica non ci piace così com’è e non la vogliamo!”.

La lettera rivolta alla cittadinanza tutta ha fatto il giro del web ed ha ricevuto tantissimi commenti, a testimonianza che il problema è avvertito da tutti, nessuno escluso!

Si legge ancora

“Sappiamo bene che quest’aria non si può chiamare tale, i nostri polmoni respirano veleni quotidianamente durante lo svolgimento di tutte le nostre azioni di routine, anche mentre dormiamo, anche mentre i nostri bambini dormono, pensando di averli messi al sicuro dopo aver rimboccato loro le coperte nelle nostre case”.

Insomma, un “sistema velenoso che ci sta facendo morire” ci dice amaro Francesco. Sì, perché, va detto, i dati sulla mortalità per cancro sono preoccupanti, insieme a quelli rilevati dalla comunità di pediatri della zona che hanno già costituito un Comitato per la Salute e che raccontano di bambini nati con malformazioni congenite.

“Non è solo l’aria – incalza Stefania – ma anche le falde, il percolato che gocciola nel terreno e ‘nutre’ le coltivazioni. Per non parlare dell’imbarazzo nei confronti dei turisti a cui è difficile motivare la puzza che si respira in città, soprattutto d’estate e col vento di scirocco. Ci sono famiglie che hanno scelto di vendere le loro case nel tentativo di allontanarsi dal disagio”.

Reazioni a catena, quindi.

“Nessuno interviene”

“Il problema non si è mai risolto – affermano Stefania e Francesco – nessuno l’ha preso a cuore, a parte l’intervento del Movimento 5 Stelle che insieme al consigliere Trevisi ha presentato un’interrogazione in Regione. Oltre a questo più nulla, nessun altro interessamento”.

La lettera poi affonda “E’ da più di dieci anni che noi cittadini di Cavallino ci troviamo in questo stato di “sopportazione passiva”, convinti di essere vittime di un destino fatale, contro il quale c’è ben poco da fare. Sull’argomento ci scambiamo frasi del tipo: << e va bhe…figghia mia cce imu ffare >> ; << cussi’ bbete !>> , aggiungendo le spallucce di rassegnazione e illudendosi che tanto a noi personalmente non ci colpirà”.

“Vogliamo risvegliare le coscienze”

Occorre risvegliare le coscienze, quindi, “Da anni siamo vittime, a nostro parere – scrivono Stefania e Francesco – di racconti di favole fatte passare per verità, trattandoci come persone insicure, deboli, ignoranti e invece non lo siamo affatto e dobbiamo renderci conto che quelle favole sono rivelatrici di menzogne. Sappiamo bene che ci sono i marionettisti che manovrano i fili di questa grande farsa delle discariche e che decidono della nostra salute e delle nostre vite, per il vile dio denaro! Abbiamo il dovere verso noi stessi di troncare di netto quei pericolosi fili che ci rendono marionette. E’ ora di avere il coraggio di lottare con tutte le nostre forze e coscienze pulite contro uno sporco e velenoso sistema – si legge in conclusione nella lettera – perchè se così non fosse sarebbe come vivere senza orizzonti”.

Da questa lettera si vuole partire per creare un vero e proprio movimento popolare. Tante le iniziative che ci saranno per non far addormentare la rabbia.

Le vicende giudiziarie

È una situazione ormai nota a tutti e le vicende che si sono susseguite sulla discarica di Cavallino prima, sull’impianto di biostabilizzazione poi, hanno fatto scrivere pagine di cronaca.

Nel 2014 si ricorda l’intervento del Noe di Lecce a seguito di approfondite attività di indagine nate da numerose segnalazioni dovute alle puzze emesse tra contrada Guarini e contrada Le Mate, dove operavano i tre impianti di trattamento rifiuti posti a ridosso della superstrada Lecce-maglie. Il sospetto che si annidava nel fascicolo d’inchiesta del sostituto procuratore Antonio Negro, era che quelle emissioni odorigene a dir poco nauseabonde avessero causato un danno sanitario a chi vive e lavora nelle vicinanze. I carabinieri del Nucleo operativo ambientale e la polizia provinciale ascoltarono centinaia di persone tra residenti di Cavallino, San Cesario e San Donato nonché i lavoratori delle attività produttive della zona. Le lamentele raccontavano di una serie di disagi: irritazioni alle congiuntive, emicranie, difficoltà respiratorie ed altre problematiche. L’ipotesi di reato era quella del getto pericoloso di cose, da qui il sequestro.

Da qui è stato un continuo botta e risposta tra associazioni e istituzioni fino all’ipotesi di ampliamento della stessa discarica di Cavallino. Con sentenza del 21 aprile 2016 il TAR Lecce ha annullato gli atti su cui si fondava il progetto di ampliamento. Una battaglia serrata, dicevamo, che ha visto coinvolti l’Assemblea dei Sindaci dell’ATO Lecce 1 e il Comune di Cavallino, la Provincia di Lecce, i Comuni di San Donato di Lecce e San Cesario di Lecce, insieme a comitati e associazioni di cittadini dei paesi direttamente coinvolti e limitrofi.

Impianti troppo vicini a centri abitati e siti sensibili, affermazioni inesatte riguardanti al progetto, questo il parere dei giudici amministrativi.

Arriviamo poi al 2017 quando a gennaio la Regione Puglia dà il via libera al primo impianto di compostaggio dei rifiuti della provincia di Lecce, necessario per il trattamento dell’umido (la delibera arriva poi il 14 aprile 2017). E’ quello di Cavallino. Un finanziamento da 8 milioni di euro di fondi europei. E qui una nuova battaglia nelle aule di tribunale. Il decreto, firmato dal commissario ad acta per i rifiuti Gianfranco Grandaliano viene impugnato dinanzi al Tar di Lecce dal Comune di San Donato, con ricorso. È di nuovo la distanza minima dagli abitati ad essere principalmente contestata.

In origine, il progetto presentato dal Comune di Cavallino prevedeva la trasformazione dell’attuale impianto di biostabilizzazione, con aggiunta di 8 biocelle destinate al compostaggio dell’umido, con progressiva parziale riconversione di quelle esistenti. Un intervento previsto per affrontare l’innalzamento dei livelli di raccolta differenziata.

Si prevedeva anche un finanziamento di ulteriori 9 milioni di euro, per l’ampliamento della discarica di contrada Le Mate. Quest’ultima, però, venne stralciata, per l’intervento di Arpa, Asl e i Comuni di San Donato, San Cesario e Lizzanello. Del progetto rimase, quindi, soltanto la prima parte relativa alla produzione di compost ed è quella che ha visto l’approvazione della Regione.



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