Due Paesi, due misure. Le bomboniere al matrimonio indiano le vorremmo regalare noi

Non si placano le polemiche a pochi giorni dalle nozze della figlia del magnate indiano nelle masserie alla periferia di Fasano. E nel frattempo la questione Marè² continua a far discutere.

La Puglia attende operosa il matrimonio da favola della figlia del miliardario indiano, Pramod Agarwal capace di controllare un quinto dell’economia nazionale del Paese degli elefanti. L’Italia inoperosa, invece, assiste tristemente al crollo fisico dei suoi soldati. Il grido di sofferenza della figlia di Massimiliano Latorre, nostra conterranea, dovrebbe indignarci, non commuoverci perché fotografa la condizione di impotenza politica, diplomatica e culturale del Belpaese.

I Governi precedenti dovrebbero chiedere alla Comunità internazionale una presa di posizione netta su un caso di Stato gestito malissimo da un Paese al quale, tuttavia, non possiamo domandare di essere l’avanguardia della civiltà. A chi non è non si può chiedere di essere e a chi non ha non si può chiedere di avere. Ma noi italiani che pensiamo o speriamo ancora di esserlo abbiamo il dovere di non abbandonare alle sorti meschine di condanna due professionisti che noi abbiamo mandato a fare il loro dovere per il nostro interesse.

Ora, senza voler precipitare nell’oscurantismo più nero una domanda dobbiamo farcela: le nozze della terzogenita del magnate dell’acciaio sono un ponte verso l’India o una beffa per le famiglie dei nostri fucilieri trattenuti in India da oltre due anni?  Perché se è così le bomboniere al ricevimento dei sultani le vorremmo portare noi.