Il caso di Catania insegna che bisogna denunciare gli uomini violenti il più presto possibile

Aspettare è inutile, attendere che il lupo si trasformi in agnello è stupido. Bisogna denunciare i mariti violenti e farlo prima che vengano a galla istinti omicidi.

In un Paese civile c’è la giustizia per fare giustizia, ma ci vuole il coraggio e la collaborazione di tutti, quella che spesso manca alle donne vittima di violenza. La violenza peggiore, quella che va in scena magari per anni nelle mura di casa e che non esce allo scoperto se non quando è ormai troppo tardi.

Il caso di Biancavilla è emblematico, con una donna e che uccide un uomo, una moglie che colpisce il marito nel sonno come vendetta per 40 anni di violenze e soprusi subiti, o forse solo come liberazione dalla schiavitù di una insostenibile violenza. Saranno i magistrati certo a stabilire la verità dei fatti da confortare con tutti i riscontri necessari, saranno gli organi inquirenti a spiegare i terribili retroscena emersi dalla confessione choc della donna che ha ucciso il marito a bastonate dopo aver inscenato addirittura una rapina.

Se le motivazioni del delitto avranno riscontro, se è vero che la violenza è stata la reazione a 40 anni di maltrattamenti, allora il dramma si tinge con i colori della tristezza, perché ci pone dinanzi ad una realtà angosciante: la violenza è sempre figlia della violenza e da essa si genera sempre il male. La signora Vincenzina non ha soltanto spezzato la vita del marito ma ha distrutto anche la sua, ormai per sempre. La condanna della giustizia sarà inevitabile per aver commesso il più grave dei delitti. Ma le motivazioni contano e anche le circostanze, eccome se contano, e questo non va mai dimenticato.

Allora è importante fare ciò che è giusto fare, denunciare la violenza è un diritto ma anche un dovere civico, non è accettabile di dover subire violenze reiterate, e non è accettabile la vendetta o il ricorso ad una sorta di tribunale arbitrario per mettere fine ad un incubo. Quando c’è di mezzo la sopraffazione e il maltrattamento non deve importare il parere della gente, cosa penseranno i vicini o i parenti e nemmeno il dolore che si può dare a eventuali figli, tantomeno il pettegolezzo o le reazioni di chicchessia, bisogna denunciare e basta.

Se Vincenzina l’avesse fatto, suo marito non l’avrebbe più perseguitata, si sarebbe trovato il modo di tenerlo a bada e lei non avrebbe buttato il resto della sua vita, dopo un passato già difficile. Avrebbe forse potuto trovare uno spazio di serenità lontano da quell’uomo che l’ha resa così tanto infelice da trasformarla in un’assassina



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