Incendio su viale Giovanni Paolo II. D’Agata ‘è colpa dell’amministrazione’

L’incendio scoppiato su viale Giovanni Paolo II (già viale dello Stadio), che poteva causare il peggio, secondo lo Sportello dei Diritti è stato causato dall’abbandono del territorio da parte dell’amministrazione comunale.

Ieri pomeriggio l’incendio divampato in viale Giovanni Paolo II a Lecce, oggi le polemiche. Le fiamme, partite da alcuni terreni ricolmi d’erba, hanno letteralmente travolto alcune palme poste al centro della carreggiata e distrutto parte dell’arredo urbano con conseguenze che potevano essere ben più gravi (non solo ai beni pubblici) se non ci fosse stato il provvidenziale e tempestivo intervento dei vigili del fuoco, chiamati a spegnere il fuoco. Sconosciute, al momento, le cause che hanno provocato il rogo, se siano accidentali o peggio – e non è escluso del tutto di natura dolosa. Il motivo, però, almeno secondo lo Sportello dei Diritti, va ricercato altrove. Per il Presidente, Giovanni D’Agata, infatti, la colpa sarebbe del Comune di Lecce.
 
L’episodio, infatti, secondo l’associazione che da anni denuncia il degrado e l’abbandono delle periferie del capoluogo salentino, altro non sarebbe che l’ennesima dimostrazione dello scempio e della trascuratezza della quale l’unica responsabile come detto sarebbe l’amministrazione cittadina che vive, ormai da tempo, nell'inerzia verso cui sta scivolando il secondo mandato del primo cittadino.
 
Insomma, secondo lo Sportello dei Diritti, è a Paolo Perrone che va imputato il ‘demerito’ di aver tracciato un solco ormai incolmabile tra il centro "barocco" e le zone al di là della circonvallazione, sempre più abbandonate a se stesse.
 
«Per tali ragioni – conclude la nota a firma del Presidente D’Agata- , non possiamo che rivolgere un vero e proprio monito verso il primo cittadino e la sua amministrazione perché se dovesse accadere una qualsiasi conseguenza negativa sulle persone a causa dell'incuria e del disinteresse che viene quotidianamente dimostrato, unici responsabili dovranno ritenersi essi stessi».



In questo articolo: