“Sì alla pace, no alla guerra!”. La gioia dei ragazzi dell’AC di Lecce “in marcia” a San Pietro in Lama

Nel pomeriggio di ieri, a San Pietro in Lama (LE), una “gioiosa” Marcia della Pace organizzata dall’Azione Cattolica di Lecce. Numerosi “acierrini” hanno partecipato alla manifestazione per cantare “Sì alla pace, no alla guerra”.

La pace non può regnare tra gli uomini se prima non regna nel cuore di ciascuno di loro. Lo dicono i bambini attraverso un simbolico striscione. I più piccoli, a volte (o forse, sempre), riescono a sintetizzare e snocciolare concetti complessi senza lasciar spazio a interpretazioni.

Gli stessi che ieri pomeriggio, a San Pietro in Lama (LE), sono stati i protagonisti della “Marcia della Pace” organizzata dall’Azione Cattolica di Lecce e dall’Equipe Diocesana ACR. I ragazzi delle parrocchie appartenenti alla diocesi leccese – accompagnati da educatori e animatori – ieri pomeriggio hanno marciato lungo le vie del paese calandosi nei panni degli “Ultrà della pace” cantando cori e inni dalla forma “sportiva”, ma con un significato preciso: “Sì alla pace, No alla guerra“.

Marcia della Pace dell’Azione Cattolica di Lecce

La consueta manifestazione che, ogni anno, l’Azione Cattolica celebra nel mese di Gennaio (per l’appunto, il mese della pace) è iniziata intorno alle 15.30 attraverso un’accoglienza animata. Dopo una benedizione iniziale ad opera del Vescovo di Lecce, Mons. Michele Seccia, ed i saluti del sindaco, Raffale Quarta, la simpatica “carovana” ha sfilato lungo alcuni tratti di San Pietro in Lama per poi giungere presso la chiesa Maria S.S. Assunta. Non sono mancati, inoltre, momenti dedicati alla Giornata della Memoria, ricorrente il 27 Gennaio, come ad esempio la lettura di un passo del Diario di Anna Frank.

L’omelia di Mons. Seccia

Nella sua omelia, Mons. Michele Seccia, rivolgendosi ai numerosissimi “acierrini” presenti, li ha più volte sollecitati a seguire l’invito di Papa Francesco ricordando l’importanza dell’accoglienza, della lotta all’indifferenza e del senso assunto, oggi, dalla parola “pace”: “Noi oggi dobbiamo continuare ad essere uomini e donne di pace. Papa Francesco ha presente questa situazione del mondo. La migrazione, i rifugiati. Coloro che sono costretti ad abbandonare le proprie nazioni, le proprie terre, perché non possono vivere e, in alcuni casi, nemmeno mangiare. E allora cercano una vita migliore, normale; ma quando vengono dalle nostre parti, nelle nazioni che si chiamano civili, industrializzate, vengono sempre accolti?“.

“Dobbiamo guardarci intorno e domandarci: nella mia comunità, nella mia parrocchia, nella mia città, c’è spazio? C’è accoglienza, amicizia o amore?”, domanda Mons. Seccia. “Se ci sono delle persone disagiate, che non parlano la nostra lingua o che ancora non sono completamente intergrate, allora l’impegno della Giornata della Pace è rendersi conto che il desiderio di una vita migliore, di lasciarsi alle spalle un futuro impossibile da costruire, spinge tanta gente”.

Celebrare la pace è un atto di fede, perché significa riconoscere l’altro come immagine e somiglianza di Dio. Ecco perché l’accoglienza, l’amore, non è solo una bella favola, ma serve a riconoscere la dignità della persona. Il Papa, questo, lo dice chiaramente, chiamandoci alla responsabilità; perché – conclude – quando l’umanità degli altri non viene rispetatta, chi è responsabile di questo è responsabile davanti a Dio”.



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