Piangono gli ulivi del Salento. Si pensa allo «stato di calamità»

In una missiva ai rappresentanti delle Istituzioni, dal Governo, alla Regione, alla Provincia, la sezione Sud Salento di Italia Nostra lancia le proprie proposte per affrontare il problema che sta attanagliando gli agricoltori e mettendo a rischio la vita di tante piante.

Se ieri a morire sono state le belle palme che campeggiavano in giardini e ville, oggi ad essere a serio rischio sono gli ulivi secolari.  Le problematiche fitosanitarie che stanno interessando gli uliveti in diverse aree della provincia di Lecce sta diventando una vera emergenza e diventa necessario coinvolgere i diversi attori del territorio, sensibilizzare ed informare adeguatamente i cittadini e le istituzioni, reperire adeguate risorse finanziarie per affrontare il problema.

La zona che, al momento, presenta maggiori criticità è quella dei comuni dell’arco ionico gallipolino, da Alezio ad Alliste, da Gallipoli a Matino, da Melissano a Parabita, da Racale a  Taviano fino a Ugento. Ma a non potersi sentire al sicuro dal batterio che sta intaccando le piante sono anche altri comuni della provincia, in cui sono stati individuate presenze di tale patologia che sta diventando in poco tempo una vera e propria epidemia: le belle chiome verde scuro degli alberi diventano secche, fino a portare alla caduta delle foglie.

A prendere la parola, ed oggi anche carta e penna, è l’Associazione ambientalista Italia Nostra – sezione Sud Salento, che in una missiva indirizzata a Ministri, rappresentanti della Regione Puglia e della Provincia di Lecce, evidenzia “che proprio il territorio interessato da tale patologia è stato individuato, su proposta della Sezione Sud Salento di Italia Nostra e fatta propria dalla Provincia di Lecce e dall’Assessorato alla Pianificazione della Regione Puglia, quale Parco Rurale Multifunzionale delle Serre Occidentali Salentine, in linea – tra l’altro – con quanto rilevato nel Catalogo Nazionale dei Paesaggi Rurali di Interesse Storico predisposto dal MIPAAF nel 2010, e per il quale i Comuni interessati hanno già approvato apposite delibere di indirizzo”.

Come ricordano da Italia Nostra, nei giorni scorsi un pull di esperti del settore, costituito da tecnici e docenti di vari organismi scientifici e universitari, è riuscito ad individuare la causa all’origine della patologia che è quella di un batterio killer denominato “xylella fastidiosa” che viene veicolato attraverso le punture di un insetto non ancora identificato, che potrebbe essere stato importato dall’estero”.

“La velocità con cui si sta diffondendo la fitopatia e la mancanza di prove di patogenità – scrive l’Associazione per mano del Presidente Marcello Seclì – impongono urgentemente l’adozione di provvedimenti in grado di contenere la diffusione dell’epidemia, pena il rischio di vedere compromesse irrimediabilmente decine e decine di migliaia di alberi d’ulivo, con conseguenze inimmaginabili in termini economici, ambientali e paesaggi-stici in considerazione del fatto che la provincia di Lecce è la prima a livello nazionale in termini di superfici agricole interessate da uliveti, di cui molti anche monumentali”.
“Tra l’altro – si legge ancora nella lettera – in questi ultimi tempi patologie similari hanno interessato nel Salento anche altre essenze arboree (come alcuni boschi di lecci a Castro e Tiggiano) ove si è dovuto intervenire, come per i palmizi, con provvedimenti particolarmente drastici”.
           
Per tale situazione e in ragione della dimensione del “fenomeno” la Sezione Sud Salento di Italia Nostra ritiene “necessario interessare le istituzioni a tutti i livelli nella convinzione che tale fitopatia, se non affrontata immediatamente, potrà comportare l’adozione di provvedimenti quali l’abbattimento di decine e decine di migliaia di alberi d’ulivo, provvedimenti i cui effetti sono da ritenersi inimmaginabili in un territorio come il Salento dagli equilibri particolarmente delicati. L’incontro programmato per il 22 ottobre prossimo a Roma presso il Servizio Fitosanitario Centrale può risultare un passaggio importante per analizzare adeguatamente il problema e individuare le azioni da intraprendere”. 
In ultimo, Seclì, in qualità di presidente, chiede al Governo il riconoscimento dello stato di calamità, al fine di “attivare organici programmi finalizzati ad una più approfondita conoscenza della patologia, per l’adozione di provvedimenti necessari alla rimozione del problema e per il reperimento delle risorse finanziarie per un ristoro dei danni ai titolari degli uliveti interessati dal problema”. Iniziative che, secondo l’associazione, ha un’importanza primaria rispetto ad ogni altra attività, come “improprie pratiche agricole, incontrollata espansione urbanistica, apertura di  nuove cave, realizzazione di infrastrutture devastanti, che non trovano alcuna ragione di sostenibilità economica ed ambientale per  essere effettuata come è avvenuto fino ad oggi”.



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