Salvò nel ’45 i suoi commilitoni grazie alla ‘soffiata’ di un amico libico. 96enne scrive a Mattarella

Durante la seconda guerra mondiale, salvò grazie ad una soffiata di un amico libico i suoi commilitoni dalla morte certa. Giovanni Prima ha scritto una accorata lettera al Capo dello Stato per chiedere di essere insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica italiana.

Capita spesso che un evento recente si trasformi in una chiave per riaprire il cassetto dei ricordi. È uno strano meccanismo quello dei pensieri, legati l’uno all’altro da un filo sottilissimo, che a volte è persino difficile da comprendere.  Un meccanismo che comprendi solo quando una notizia recente ha la capacità di far riaffiorare il passato. Ed ecco che improvvisamente un avvenimento, nascosto in qualche angolo nella memoria, ritorna nella mente.  
 
A Giovanni Prima, arzillo 96enne di Trepuzzi, deve essere accaduto proprio questo. La Libia tornata prepotentemente sotto i riflettori della cronaca e la minaccia sempre più concreta di dover combattere una ‘nuova’ battaglia contro stato Islamico, devono aver risvegliato nel 96enne salentino antichi ricordi. Il signor Prima, pur avendo qualche difficoltà a capire cosa sia l’Isis e quale minaccia rappresenti per l’Italia e l’Europa sa bene cosa sia la guerra, termine che non veniva più utilizzato nella politica italiana dal 1945, quando è stato sostituito dalla definizione «missioni di pace». Lui, ex marinaio fuochista scelto, lo ha scoperto sulla sua pelle quando durante la seconda guerra mondiale avrebbe salvato tanti suoi commilitoni dalla morte certa. Per questo ha deciso di prendere carta e penna e scrivere un’accorata lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella per chiedere di essere insignito dell’onorificenza di cavaliere.
 
«Egregio presidente,
io, marinaio fuochista scelto, faccio istanza per essere candidato ad ottenere l’onorificenza al merito della Repubblica italiana,”per aver durante la seconda guerra mondiale,salvato da morte certa,decine di miei commilitoni”. Infatti,- si legge nella missiva-  dopo aver avuto una soffiata ,da un amico libico, a Bengasi, di non partire con la nostra nave ,nel giorno stabilito, convinsi il mio comandante a rinviare la partenza,in un’altra data. L’altra nave italiana, invece partì e fu attaccata e bombardata. Morirono, purtroppo in tanti.
Sig.Presidente – continua il 96enne-  ho sempre servito la mia nazione,con amore e servizio,ora le chiedo che lo Stato si ricordi di me e tramite mio di tutti i marinai d’Italia.
Grazie,aspetto un suo riscontro».

Insomma, un riconoscimento meritato quello chiesto al Capo dello Stato. Se non fosse riuscito a convincere il suo Comandante dell’attendibilità di quella soffiata molto probabilmente sarebbe morto insieme ai suoi commilitoni e per questo ora, a distanza di tanto tempo, in lui è nato il desiderio di diventare Cavaliere della Repubblica
 
L’iter per avere il riconoscimento consiste nel presentare la domanda al Prefetto che trasmetterà la documentazione alla Presidenza del Consiglio, precisamente il Dipartimento del Cerimoniale dello Stato e solo dopo verrà consegnata al Presidente della Repubblica che deciderà in piena autonomia.
 
Incrociamo le dita per il signor Prima. 



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