Il mistero di Sant’Ilario… c’è davvero un Papa a Mesagne?

Una ricerca lunga vent’anni vorrebbe i resti di un pontefice del quinto secolo riposare nella chiesa della Madonna del Carmine a Mesagne, nel cuore dell’alto Salento.

La storia che state per leggere ha inizio per caso durante una visita di cortesia, per così dire, alla “padrona di casa” della Basilica della Vergine Santissima del Carmelo, patrona di Mesagne, di cui in quei giorni ricorrevano le celebrazioni.

In quella stessa occasione, tuttavia, il mio sguardo non poté fare a meno di posarsi sotto uno degli altari posti ai lati dell’interno dell’edificio dove, in una nicchia anonima, una teca di cristallo e legno intarsiato conservava la reliquia di un fantomatico Sant’Ilario.

Personalmente non avevo mai saputo, fino ad allora, della presenza delle spoglie di un Santo con quel nome nel cuore dell’alto Salento ma, la curiosità, mi spinse, già il mattino seguente, ad attivarmi nel cercare qualcuno che potesse dirmene di più.

L’incontro con Francesco Campana

Contattato, dunque, qualche amico sul mesagnese mi fu dato un nome: Francesco Campana. Era con lui che dovevo parlare. Francesco è un professore di italiano e storia ormai in pensione da qualche anno che dell’insegnamento e della ricerca storica ha fatto ragioni di vita.

Lo incontro alcuni giorni dopo e la prima cosa che gli domando è a chi mai appartenessero quei resti vestiti, all’apparenza, con gli abiti tipici di un vescovo e come mai si trovassero proprio a Mesagne. “Vescovo, sì – mi dice subito – ma di Roma!”. Potete sicuramente immaginare il mio stupore nell’udire quelle parole giacché essere vescovo di Roma vuol dire, automaticamente… essere il Papa!

Francesco Campana

Lo stupore della scoperta

“Sono venti anni che io e mia figlia Claudia conduciamo ricerche su quelle ossa – continua raccontandomi tutto come un fiume in piena – quello è Papa Ilario, sommo pontefice dal 461 al 468 il quale prima di morire, come già alcuni suoi predecessoriprima di lui, aveva indicato come luogo per la propria sepoltura la Basilica romana di San Lorenzo fuori le mura, ma, durante le invasioni barbariche, il corpo fu quasi sicuramente spostato insieme ad altre reliquie nella sottostante catacomba di Santa Ciriaca (nota oggi come cimitero del Verano in Roma) onde evitare che venissero profanati o, peggio, distrutti e perduti.

Una storia affascinante

Secoli più tardi – prosegue – il 10 settembre del 1654, quando sul soglio di Pietro sedeva Innocenzo X, la salma fu riesumata a seguito di alcuni lavori di restauro e, giunta a Mercello Anania (Vicegerente del Cardinale Vicario e Vescovo di Nepi e Sutri dal 1° giugno 1654 al 25 aprile 1670) fu da lui donata al cavaliere dell’Aurea Milizia Don Tommaso Candido che, a sua volta, la consegnò il 1° settembre del 1655 al cardinale Geronimo Farnese e, da questi pervenne tre giorni dopo al nipote, il cardinale Mario Albricci, signore del feudo di Mesagne.

Da quel momento, dei resti del Pontefice non se ne seppe più nulla per circa un lustro fino al 24 luglio del 1659 quando, il suddetto Albricci, affidò la teca contenente il corpo del Santo all’abbadessa delle clarisse di Mesagne affinché la custodisse all’interno della chiesa della Beata Vergine della Luce attigua al loro monastero. Le reliquie del Papa furono, quindi, poste sotto un altare sulla cui sommità sovrastava una tela(andata persa) ritraente la Madonna dove rimase fino ai primi anni del XX secolo.

I raffronti storici

Effettuando, tuttavia, alcuni raffronti storici – mi fa notare – è poco probabile che il corpo di Sant’Ilario sia finito nelle mani di un Farnese per espressa volontà di Innocenzo X il quale, al contrario, già dal 1649 era in guerra aperta con tale famiglia in ragione della sua volontà di rientrare in possesso dei territori di Castro (nel parmense), Ronciglione, Nepi e Caprarola accreditati, cento anni prima, da Papa Paolo III Farnese ai propri congiunti oltre alle città di Parma, Piacenza e Guastalla perse dal suo predecessore, Urbano VIII, nel 1641 durante un precedente tentativo di riconquista.

Appare assai più plausibile, invece, che i Farnese, una volta sconfitti e dispersi da Innocenzo X, entrarono in possesso del corpo di Sant’Ilario per vie traverse allo scopo, presumibilmente, di utilizzarlo come passpartout per recuperare credibilità nei i territori perduti non appena le condizioni lo avrebbero permesso.

Le cose, però, andarono diversamente e, quando essi poterono riappropriarsi del loro vecchi possedimenti grazie anche all’intercessione del loro amico e protettore Luigi XIV di Francia, lasciarono la preziosa reliquia in quel di Mesagne.

Se i resti di Papa Ilario riposano attualmente sotto il primo altare a sinistra dell’ingresso laterale (o il primo a destra entrando da quello principale) della Basilica della Vergine Santissima del Carmelo è perché vi furono trasferiti un secolo fa quando il comune di Mesagne dispose la demolizione dell’ormai diroccato convento delle clarisse che, assieme alla chiesa della Beata Vergine della Luce, insisteva dove oggi sorge il vecchio mercato coperto, nella centralissima Piazza Commestibili”.

Basilica della Vergine Santissima del Carmelo a Mesagne

Certo, messa in questi termini, la storia sembrerebbe reggere e, come a volerle dare ulteriore sostanza, il professor Campana mi mostra tre volumi scritti, rispettivamente, dal sacerdote e storico Anselmo Cosimo Leopardi sulle chiese di Mesagne, dallo storico Luigi Greco in merito al barocco mesagnese e dall’avvocato Antonio Profilo fu Tommaso sull’urbanistica locale, nei quali si accenna al fatto che in Santa Maria della luce, prima, e nel monastero dei carmelitani, poi, vi era e vi è tuttora la reliquia di un Sant’Ilario effettivamente traslata dalle catacombe di Santa Ciriaca il 10 settembre 1654 che, guarda caso, è proprio la data in cui un tempo si celebrava il Pontefice prima che questa venisse spostata recentemente al 28 febbraio (29 negli anni bisestili), giorno della sua morte avvenuta nel 468.

Il mistero

“Se così è – mi domanda salutandoci – quante possibilità ci sono che nel cimitero del Verano, sotto la basilica di San Lorenzo fuori le mura, ci fossero due Santi con lo stesso nome, traslati lo stesso giorno dei quali, però, uno è il Papa che riposerebbe ora nella tomba a lui dedicata nella basilica romana e l’altro uno di cui non si sa nulla e che si trovaqui a Mesagne? Quante, invece, che non si tratti proprio della stessa persona?”.

È innegabile, il quesito è suggestivo ma, per quanto i risultati della ricerca del professore e di sua figlia trovino elementi di riscontro nella storia dei personaggie degli eventi succitati, sia chiaro, si tratta pur sempre di un’ipotesi che, in quanto tale, necessiterebbe di un approfondimento e, probabilmente, di una ricognizione dei resti di Sant’Ilario.

I resti custoditi nella teca

A tal proposito, è doveroso far presente l’attenzione, nonché la sensibilità dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni che, nella persona del suo Vicario generale, Don Fabio Ciollaro, ha recentemente dato indicazione al superiore dei carmelitani di Mesagne, Padre Enrico Ronzini (che ringraziamo per averci concesso qualche scatto fotografico alle reliquie di Sant’Ilario), sulle procedure da seguire in merito alla venerazione, l’autenticità e la conservazione delle reliquie così come previsto dalla Congregazione per il culto dei Santi, prassi che, con estrema probabilità, comporterà un intervento e il pronunciarsi diretto del Vaticano.

Non resta, pertanto, che attendere perché questo mistero sia definitivamente svelato.

 



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