La passeggiata contro il gasdotto finita in Questura. La versione dei NoTap fermati ‘non siamo criminali’

I manifestati fermati e portati in questura hanno rotto il silenzio per raccontare la loro versione degli ‘scontri’ avvenuti nel cantiere di San Basilio.

notap

Il cantiere di San Basilio dove sono in corso i lavori per la costruzione del gasdotto che sbucherà nelle campagne di Melendugno è diventata, di nuovo, terreno di scontro tra chi si oppone alla realizzazione dell’opera e le forze dell’ordine chiamate a ‘proteggere’ la zona.

Questa volta la guerra tra le due posizioni si è conclusa con un bilancio amaro: più di cinquanta persone fermate e identificate, poliziotti e manifestanti feriti e una scia di polemiche destinata a non spegnersi in fretta. A distanza di qualche ora, dopo gli articoli apparsi sui giornali locali e nazionali, i video ‘ufficiali’ e amatoriali che raccontavano le due facce dell’accaduto, i No-Tap che hanno vissuto sulla loro pelle quei momenti, “il dolore della repressione” come scrivono, hanno deciso di rompere il silenzio, di metterci la faccia e raccontare la loro verità. Lo hanno fatto in un lungo post apparso sulla pagina ufficiale del Movimento. Il titolo «Passeggiata del Terrore» anticipa il contenuto.

La prima a parlare è Valentina, tra le 52 persone fermate quel giorno. «Ammanettata neanche fossi la peggio criminale di sto mondo, vengo trascinata, o spinta, a scavalcare muretti, camminare su un terreno pieno di rovi e poco scorrevole, a raggiungere assieme ai miei compagni una zona dove ad attenderci c’erano i blindati. E lì, come fossimo la peggio specie sulla terra, veniamo fatti inginocchiare per quasi un’ora, sul terreno pieno di pietre, freddo e umido, con rimproveri e minacce se ci avvicinavamo uno all’altro». Il racconto continua una volta raggiunta la Questura «Chiamate ai famigliari? Negata. Chiamate agli avvocati? Negata. Verbali su verbali, carte su carte, giri su giri… Per cosa?! Per niente! Perché è così che si conclude la mia serata: con un foglio di via da Lecce, marine e frazioni per tre anni. Foglio di via da Melendugno, frazioni, marine e qualche paese d’intorno per tre anni. E una serie di denunce e contestazione di vari articoli… Beh, non potrò andare a Lecce, non potrò andare a Melendugno: ma tutto il mondo è paese! E se sei Notap, lo sei ovunque!».

Era una passeggiata, ma è diventata una fuga

Gli attivisti sono stati denunciati per manifestazione non preavvisata, per lancio di fumogeni e inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. L’accusa è quella di aver provato a forzare la zona rossa, off-limits a chiunque non sia stato autorizzato, ma dalle parole di Aurora sembra che le cose non siano andate così. «La nostra era una passeggiata nelle campagne e nelle strade adiacenti alla zona rossa e mai si è oltrepassata nessuna recinzione che delimita questa zona, tanto meno si è pensato di farlo» precisa. Una passeggiata diventata una fuga. «Volevamo solo uscire ma veniamo circondati, quasi condotti in un punto impraticabile, fatto di rovi. Io correvo con il fiato corto e il cuore a mille. Ma veniamo circondati. Ci intimano di fare quello che dicono loro, di sederci a terra in ginocchio. Non possiamo fare altro. Siamo tesi e ci provocano. Ci insultano. Ci trattano come dei criminali. Ci fanno sedere. Ci ribelliamo alle manette. Non siamo criminali. Vogliamo difendere la nostra terra, i nostri diritti».

Costretti a forzare la zona rossa

Secondo Stefano si tratta di una trappola organizzata a tavolino «Abbiamo scoperto un piccolo ingresso in campagna. Siamo entrati ed abbiamo iniziato la nostra passeggiata durata solo due, trecento metri. E già. Perché scorgendo la testa a destra abbiamo visto una marea blu che correva verso noi e le camionette hanno accesso le sirene. Ma dove erano nascosti? Perché ci aspettavano. Quindi d’istinto è finita la passeggiata ed è iniziata la fuga, si fuga, altro che scontri» Insomma, secondo l’esponente No-Tap i manifestanti sono stati spinti verso la zona rossa.