“Ai miei tempi le cose andavano in maniera diversa”. Fortunato chi – grazie a nonni o parenti – è riuscito ad ascoltare testimonianze dirette di come si viveva negli anni a cavallo delle due guerre mondiali. Certo, ci sono i libri di storia a raccontarlo. Eppure, imparare da qualcuno che ha vissuto direttamente le gioie e i dolori di quel periodo, risulta sicuramente meno noioso. Gli studenti di oggi dovrebbero ascoltare di più i fortunati sopravvissuti ad entrambi i conflitti. Ne gioverebbe la crescita personale dei giovanissimi, ma anche il programma didattico. Perché i ricordi appaiono legati indissolubilmente alle emozioni.
Partendo proprio da tale presupposto, un cittadino 96enne di Trepuzzi – il signor Giovanni Prima – scrive al rettore dell’Università del Salento, Vincenzo Zara, per avere l’opportunità di spiegare le esperienze vissute alla platea dei futuri dottori. “Gent.issimo Rettore – scrive – sono un cittadino salentino di 96 anni, grazie a Dio tenuti bene. Le scrivo per chiederle di poter venire, quando lei riterrà opportuno, nella sua Università a raccontare ai suoi studenti un po’ della mia vita”.
“Di come si sopravviveva negli anni ‘20-‘30 – prosegue il sig. Giovanni – sia dal punto di vista nutrizionale che politico, i miei anni di guerra come marinaio scelto, il mio interesse per la mia terra: il Salento”. E poi ancora, “l'importanza dei valori di un tempo che possono aiutare anche oggi”. “Sig.Rettore – conclude – aspetto una sua risposta alla mia lettera, grazie, la saluto con devozione”. Sarebbe senza dubbio un'esperienza formativa, oltre che di presa di conoscenza della fortuna di non conoscere affatto il vero significato della parola "guerra".