UniSalento, gli studenti: ‘anche i fuori corso nella quota del costo standard’

Contro il calcolo del costo standard a scendere in campo, dopo l’Unione degli Studenti, anche Studenti Indipendenti Lecce che bocciano il Decreto Legge sul Mezzogiorno.

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale – quella del 12 maggio scorso – che aveva decretato incostituzionali l’art. 8 e in parte l’art. 10 del decreto legislativo 49 del 2012, decreto che disciplinava la programmazione, il monitoraggio e le politiche di bilancio e di reclutamento degli atenei, il Governo Gentiloni ha bollato lo scorso 20 giugno il Decreto Legge sul Mezzogiorno, non senza qualche contestazione da parte degli universitari leccesi.

Il testo regola vari ambiti, l’imprenditoria giovanile in agricoltura, l’introduzione delle Zone economiche speciali nelle aree portuali e poi un capitolo per l’università. Il parere negativo però non ha inciso sullo strumento del costo standard, ma sui criteri necessari alla definizione e al calcolo dello stesso. Per costo standard si intende infatti il costo attribuito ad uno studente iscritto regolarmente ad un qualsiasi corso di laurea tenendo conto della tipologia del corso, delle dimensioni dell’ateneo e della sua localizzazione geografica; questo parametro è il riferimento alla ripartizione annuale del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) tra i vari atenei italiani.

Di fatto, viene salvata una parte importante del finanziamento ordinario delle università: uno step reso necessario dall’introduzione della no tax area della Legge di Stabilità, lasciando però invariato il vecchio sistema e non accogliendo le richieste di modifica avanzate dalla rappresentanza studentesca e da vari rettori.

“La manovra effettuata non risolve il problema alla base della questione” afferma Lorenzo Merola, portavoce di Studenti Indipendenti – Lecce, il quale fa notare come non siano state sciolte le criticità sul costo standard, sottolineando tre perplessità. Secondo gli universitari “non si tiene conto della percentuale di studenti, talvolta consistente, presente in tutti gli atenei italiani e che di fatto il prossimo anno rientrerà nel conteggio per la no tax area come “meritevoli”, si continua a tenere conto della “quantità” e non delle peculiarità di ogni singolo corso di laurea, continuando ad ignorare le esigenze di ogni specifica laurea e, infine, l’introduzione di una nuova quota perequativa aggiuntiva a quella già esistente basata sulla capacità contributiva di ogni regione, che tenga conto della “diversa accessibilità di ogni università in funzione della rete dei trasporti e dei collegamenti” conclude Merola.
 
di Mattia Chetta



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