Nasce da un interesse comune, il progetto di recupero che ha riguardato una delle due Torri Messapiche presenti nell’area Fondo Torre sito nelle vicinanze della Chiesa della Madonna della Serra a Giuggianello.
Fortemente voluto dall’amministrazione comunale, questo progetto che risale al 2014, è stato finanziato dal Cuis, Consorzio universitario interprovinciale salentino, e supportato dall’Università del Salento e dalla Soprintendenza delle Provincie di Lecce, Brindisi e Taranto.
Il progetto di ricerche archeologiche, è stato avviato nel dicembre del 2016, da un’equipe dell’Università del Salento, diretta dal professore Giovanni Mastronuzzi del Dipartimento di Beni Culturali mentre la campagna di scavi è stata condotta dai ricercatori dell’Ateneo salentino.
Una distesa di splendidi ulivi secolari, ricordo della maledizione delle terribili ninfee che tramutarono giovani pastori Messapi che osarono sfidarle, imprigionandoli così per l’eternità, nascondeva, quindi, i ruderi di una struttura fortificata. E fu grazie ad un concorso indetto da La Stampa di Torino, e vinto dal Centro di Cultura sociale e ricerche di Giuggianello, che ha sempre dimostrato attenzione e passione verso la storia della propria terra, che venne individuata la Torre Messapica, già segnalata dallo storico Pasquale Maggiulli agli inizi del ‘900 ma poi dimenticata.
Il Sindaco di Giuggianello Giuseppe Pesino, ha espresso la sua soddisfazione rimarcando l’importanza di essere riusciti a restituire la Torre al territorio, permettendo così di scoprire e valorizzare le ricchezze artistiche e culturali.
Soddisfazione anche dal professore Antonio Dal Vino, presidente del Cuis, del professore associato di Archeologia classica, greca e romana e della Magna Grecia, Giovanni Mastronuzzi, del direttore del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, Gianluca Tagliamonte, del funzionario della Soprintendenza Laura Masiello e del presidente del Centro di Cultura sociale e ricerche di Giuggianello Vincenzo Ruggeri.
Da tutti il ringraziamento, ai proprietari dei terreni interessati dalle ricerche archeologiche che non solo hanno messo a disposizione le proprie terre ma hanno anche rinunciato all’indennità di occupazione del suolo e al premio per eventuali rinvenimenti.
di Tiziana Protopapa