​Ciclista ucciso volontariamente da automobilista drogato: carcere a vita per Andrea Taurino

Nella scorsa udienza, anche il pubblico ministero Giovanni Gagliotta ha chiesto la condanna al carcere a vita per il 35enne di Trepuzzi, per i reati di omicidio volontario aggravato dall’uso di sostanze stupefacenti e dai futili motivi.

Uccise volontariamente il pasticcere e ciclista amatoriale Franco Amati, investendolo con la macchina sotto effetto di sostanze stupefacenti. Il gup Vincenzo Brancato, al termine del processo celebratosi nell'aula bunker del carcere di Borgo San Nicola, ha condannato Andrea Taurino 36enne di Trepuzzi al carcere a vita (corrispondenti con il giudizio abbreviato a 30 anni di reclusione). Inoltre, il giudice ha disposto una provvisionale di 25mila euro ai familiari della vittima, oltre al risarcimento del danno da quantificarsi in separata sede. I due nipoti di Franco Amati si sono costituiti parte civile con il legale Diego De Cillis e Gaetano Stea.
 
Nella scorsa udienza anche il pubblico ministero Giovanni Gagliotta aveva chiesto la condanna al carcere a vita per il 35enne di Trepuzzi, per i reati di omicidio volontario aggravato dall'uso di sostanze stupefacenti e dai futili motivi; tentato omicidio (dell'altro ciclista) e lesioni personali aggravate, omissione di soccorso, resistenza a pubblico ufficiale, riciclaggio di un auto rubata. Il difensore di Taurino, l'avvocato Antonio Savoia, nel corso della propria arringa difensiva aveva, invece, chiesto la riqualificazione del reato di omicidio volontario in colposo.
 
Secondo l'accusa, Andrea Taurino, il 22 gennaio scorso sulla strada Squinzano-Casalabate avrebbe investito deliberatamente Franco Amati, detto "Mesciu Franco" , 67enne di Lecce poi deceduto e l'amico Ugo Romano 62enne leccese, ferito gravemente. Nel corso dell'udienza di convalida dell'arresto, Taurino aveva ammesso di fare largo uso di sostanze stupefacenti ed aveva chiesto scusa ai familiari del ciclista. Successivamente, il gip Cinzia Vergine aveva convalidato l'arresto e disposto la misura cautelare del carcere, illustrando i motivi di questa "tesi" nell'ordinanza. ll giudice, inoltre, riteneva inattendibile la ricostruzione della dinamica dei fatti fornita da Taurino, quando diceva di essersi messo in macchina per andare a raccogliere le olive nei campi e dopo averle "racimolate", di essersi diretto verso casa. Durante il tragitto, lungo il quale "incrociava" i due ciclisti, si ricordava di avere dimenticato in campagna il mastello con il raccolto e decideva perciò di tornare indietro, andando incidentalmente a collidere con loro senza che ci fosse stato alcuno screzio precedente. Questa "distrazione" sarebbe da ricollegare al suo interesse ad ispezionare visivamente la campagna in cerca di frutti abbandonati dai proprietari.
 
Di verso opposto la versione fornita dal ciclista "sopravvissuto", Ugo Romano che ha affermato «all'improvviso l'abbiamo visto a distanza venire verso di noi (nella sua corsia). A circa 6-7 metri da noi, di scatto ha invaso la nostra corsia di marcia investendoci volontariamente con il suo lato anteriore sinistro, ha colpito prima il mio amico e dopo me che percorrevo la via "a ruota" (dietro il mio amico).
 
Intanto, l'imputato con svariati precedenti penali è attualmente recluso nel carcere di Matera. Ricordiamo che il Tribunale del Riesame e poi la Cassazione hanno rigettato l'istanza della difesa di annullamento dell'ordinanza emessa dal gip e dunque la richiesta di scarcerazione o degli arresti domiciliari per Taurino.



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