​Galatinese gambizzato per il sequestro di una prostituta: indagati due bulgari

Già in un precedente articolo avevamo anticipato che, Pietro Longo, 53enne, era stato vittima di un’agguato il 26 settembre del 2014 e come il movente fosse riconducibile alla sua decisione di tener segregata in casa, una prostituta sotto l’egida di una cricca di bulgari.

Avrebbe "messo le mani" sulla "protetta" di una gang di bulgari e per questo motivo, il galatinese arrestato per il sequestro di persona di una prostituta, sarebbe stato gambizzato due anni fa. Già in un precedente articolo avevamo anticipato che, Pietro Longo, 53enne, era stato vittima di un'agguato il 26 settembre del 2014 e come il movente fosse riconducibile alla sua decisione di tener segregata in casa, una prostituta sotto l'egida di una cricca di bulgari. Nelle scorse ore, Tsvetan Tsvetanov e Aleksandar Gergiev sono finiti sotto inchiesta. Entrambi sono indagati con le accuse di sfruttamento della prostituzione e riduzione un schiavitù (ma non di tentato omicidio).

Come raccontato circa un mese, Il 52enne di Galatina (con diversi precedenti penali alle spalle), il 26 settembre di due anni fa, fu vittima di un agguato. Longo era rientrato a casa come tutte le sere, ma questa volta sanguinava vistosamente per una vasta ferita ad una gamba. Venne condotto dal figlio presso l’ospedale "Vito Fazzi" di Lecce per le prime cure. I medici avrebbero ben presto verificato, come i "segni" sul corpo dell'uomo fossero riconducibili a colpi d’arma da fuoco. Alle prime domande degli investigatori, Longo avrebbe raccontato di essersi ferito in casa, ma le prime ricostruzioni lo avrebbero smentito. Dai rilievi effettuati sulla Fiat 600 di sua proprietà, sarebbero emerse svariate macchie di sangue sulla tappezzeria della macchina. Longo potrebbe essere stato raggiunto dal proiettile mentre si trovava dentro l’auto. Le successive indagini avrebbero poi rivelato una prima verità. Verso le 16:30, Pietro Longo veniva picchiato ed accoltellato alla schiena, all’altezza del polmone destro e sul braccio destro, oltre ad essere attinto da due colpi di arma da fuoco sulla tibia sinistra. L'uomo si sarebbe rivelato, il destinatario di un agguato. Il movente,( evidenziato in alcune intercettazioni) sarebbe una ritorsione nei confronti di Longo che teneva sotto sequestro, dentro casa una prostituta, "protetta" dal gruppo dei bulgari. La gang gestiva un giro di prostituzione, del quale faceva parte anche la ragazza sequestrata dal 52enne di Galatina.

Il 4 agosto scorso, Longo venne arrestato dai  Carabinieri della Compagnia di Maglie, assieme ai colleghi di Galatina (LecceNews24.it è stato il primo organo d'informazione a parlarne). Egli avrebbe prima tenuto segregata dentro casa una donna di origini bulgare, per poi abusare ripetutamente di lei. Il giudice Vincenzo Brancato, su richiesta del pubblico ministero Carmen Ruggiero, dispose attraverso un'apposita ordinanza la misura di custodia cautelare in carcere per l'uomo di Galatina. Egli risponde delle accuse di sequestro di persona, consumato e tentato, e violenza sessuale aggravata. Pietro Longo è assistito dall'avvocato Giuseppe Bonsegna.

La vicenda venne denunciata, per la prima volta, i primi giorni di settembre di due anni fa, da una prostituta. Lei riferì che una sua "collega" fosse stata rapita. La donna raccontò ai Carabinieri che, proprio lungo la S.P. 361 Maglie – Gallipoli, in data 1 settembre verso le 14:00, ricevette una telefonata dall’amica che chiedeva aiuto, dicendole che era chiusa a bordo dell’autovettura di un suo cliente che già in passato l’aveva aggredita e derubata. Ricevuta la denuncia iniziavano da subito le indagini, anche con le intercettazioni telefoniche. Dopo ventuno giorni in casa di Pietro Longo, la bulgara, approfittando di un momento di distrazione dell’uomo, colto dal sonno profondo, riuscì a scappare dall’abitazione ed il 22 settembre, verso sera, dopo essere riuscita a rintracciare l’amica con il suo telefono cellulare, venne raggiunta ed accompagnata a Lecce. Il 26 settembre 2014 anche la stessa vittima sporse denuncia contro Pietro Longo, accusandolo del suo rapimento. La ragazza raccontava di essere stata avvicinata da lui, suo abituale cliente che conosceva come Piero; questi la minacciò con un coltello, la fece salire a bordo della sua autovettura. Quindi, la derubò, le legò con una corda mani e piedi facendola stendere nel bagagliaio.

Successivamente fu rinchiusa dentro casa da Longo, il quale l'avrebbe così costretta a stare con lui per venti giorni. Inoltre, l'avrebbe ripetutamente sottoposta a sevizie e abusi sessuali. Dopo alcuni giorni di prigionia, Longo la picchiava anche con un bastone o con la scopa, minacciandola di morte con un coltello se avesse tentato di fuggire. Il 22 settembre, verso le 23:00, approfittando del fatto che Longo era ubriaco e drogato, dopo aver recuperato il suo telefonino, fuggì a piedi verso il centro abitato di Noha, riuscendo a contattare la sua amica, la denunciante, che con un taxi la portò a Lecce.

Presso il pronto soccorso dell’Ospedale di Scorrano, i medici riscontrarono la presenza di ecchimosi diffuse, abrasioni e segni di violenza.