​Intascarono i soldi di 170 clienti ingannando l’assicurazione? Chiesto il rinvio a giudizio per due broker leccesi

Si sarebbe dovuta svolgere oggi l’udienza preliminare innanzi al gup Alcide Maritati, slittata al 16 marzo per un difetto di notifica. Due broker leccesi e altri tre imputati rischiano di finire sotto processo.

Due broker leccesi e altri tre imputati rischiano di finire sotto processo per le ipotesi di reato di associazione a delinquere, truffa aggravata e continuata, fraudolento danneggiamento di beni assicurati, appropriazione indebita. Il pubblico ministero Angela Rotondano, nell'ottobre scorso, ha formulato la richiesta di rinvio a giudizio per i leccesi: F.C., 70 anni, M.I. 69 anni, A.C ed S.C. di 42 e 37 anni e I.M. 37 anni. Quest'oggi, si sarebbe dovuta svolgere l'udienza preliminare innanzi al gup Alcide Maritati, slittata al 16 marzo per un difetto di notifica. Non è escluso che in quella data venga avanzata dalla difesa una richiesta di rito alternativo.
   
Secondo l'accusa, F. C. e A. C. assieme ad altri tre imputati avrebbero costituito una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla truffa. I fatti contestati si riferiscono al periodo compreso tra febbraio del 2012 e maggio del 2013.
   
I due, assieme agli altri imputati, avrebbero falsificato e alterato le polizze auto e la documentazione richiesta per la stipula dei contratti, compresi i tagliandi assicurativi.
   
Sarebbero ben 170 le persone truffate, per una somma complessiva di oltre 20mila euro. Le presunte vittime avrebbero consegnato ai broker il denaro a titolo di premi, relativo alle polizze RC auto in scadenza; mentre numerose compagnie assicurative non avrebbero mai ricevuto tali somme.
   
Il raggiro sarebbe avvenuto in questa maniera. Veniva stampato il preventivo on line della compagnia, modificato ad arte (rimuovendo la parte superiore) e poi consegnato agli interessati come contratto assicurativo provvisorio; si provvedeva a contraffare il tagliando, a rimuovere la data di scadenza e a modificare i dati relativi al contraente, alla targa e agli importi, rassicurando i clienti che avrebbero presto ricevuto il tagliando definitivo. Anche la documentazione veniva contraffatta, attraverso un "collage" di più documenti simili ai format delle compagnie assicuratrici, creando così un contratto provvisorio per la circolazione. 
  
Infine, i broker inviavano alla compagnia  on line la ricevuta di pagamento, inducendola in errore e facendosi inviare la documentazione provvisoria e definitiva; quindi revocavano i bonifici eseguiti e quando la Compagnia ravvisava il mancato pagamento, chiedeva all'assicurato di regolare la posizione. Le richieste rimanevano senza una risposta, poiché i broker provvedevano, in fase di registrazione del contratto, ad inserire un'utenza telefonica a loro intestata, creando circa 200 account con il medesimo dominio e con le generalità degli assicurati, in modo da ricevere personalmente i reclami dell'agenzia e non destare sospetti nei clienti. Infine, consegnavano ai procuratori della compagnia, a titolo di garanzia e cauzione per il pagamento del credito, corrispondente secondo l'accusa a oltre 43mila euro, assegni risultati impagati, poiché tratti su conti correnti privi di provvista. Inoltre, in alcuni casi, gli imputati in relazione a tali somme si sarebbero appropriati degli importi dovuti all'erario e all'Asl, rilasciando dichiarazione di avvenuto pagamento anche ai fini della detrazione fiscale.
   
Le indagini sono state coordinate dal pubblico ministero Antonio Negro e successivamente dalla dr.ssa Angela Rotondano e condotte dei Carabinieri della Compagnia di Lecce.

F. C. è stato anche raggiunto dalla misura interdittiva temporanea dell'esercizio dell'attività professionale. Nel corso dell’interrogatorio, i broker assistiti dall'avvocato Enrico Cimmino hanno respinto le accuse.



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