​Irregolarità nello smaltimento di amianto? La discarica di Castellino resta sotto sequestro

I legali della società Rei (recupero ecologico inerti) che gestisce il sito hanno impugnato il decreto del Gip, chiedendo la riapertura del sito. Il sequestro preventivo è stato eseguito il 12 luglio scorso dagli uomini della polizia provinciale e della forestale.

Il Riesame conferma il sequestro della discarica di amianto in contrada Vignali Castellino, nei pressi di Galatone. Nelle settimane scorse, il collegio presieduto dal giudice Silvio Piccinno (a latere Bianca Todaro e Maddalena Torelli) ha rigettato il ricorso presentato dagli avvocati Fritz Massa e Antonella Corvaglia. I legali della società Rei (recupero ecologico inerti) che gestisce il sito hanno impugnato il decreto del gip Michele Toriello, chiedendone la riapertura.
  
La difesa, in sede di discussione innanzi ai giudici del Riesame, ha presentato anche una corposa memoria difensiva, allegando ad essa una perizia giurata in cui si attesta che non vi sono mai state emissioni di amianto  in atmosfera o infiltrazioni nel sottosuolo. Inoltre, sottolinea l'avvocato Massa, dopo i controlli a campione del maggio scorso, la Rei aveva imposto una serie di prescrizioni alle aziende che conferivano amianto nella discarica. Il legale ha già annunciato che farà ricorso presso la Corte di Cassazione, una volta depositate le motivazioni del Riesame.
  
Il sequestro preventivo è stato eseguito il 12 luglio scorso dagli uomini della polizia provinciale e della forestale. Il giudice Toriello ha dunque accolto la richiesta della Procura leccese, ritenendo che "la libera disponibilità dell'area della quale il pubblico ministero ha chiesto il sequestro possa aggravare o protrarre le conseguenze dei reati per cui si procede, potendosi con elevato grado di verosimiglianza ipotizzare che i rifiuti pericolosi continueranno ad essere stoccati con modalità tali da cagionare un gravissimo pericolo di dispersione nell'ambiente di fibre cancerogene di amianto".
  
Il gip Toriello, specifica che gli accertamenti degli inquirenti hanno rilevato che "i rifiuti contenenti amianto sono trattati in difformità rispetto alla normativa vigente e soprattutto con modalità inidonee allo sversamento nell'ambiente circostante di particelle e fibre cancerogene". Tale circostanza emergerebbe dalla consulenza del Prof. Francesco Fracassi, incaricato dalla Procura di una relazione sullo stato dei luoghi. Il tecnico avrebbe messo in luce una serie di irregolarità nello smaltimento dell'amianto e sui quantitativi di stoccaggio: inosservanza della modalità di messa a dimora; assenza del terreno di copertura di spessore pari ad almeno  20 cm; esposizione di numerosi manufatti contenenti amianto agli agenti atmosferici, perché non incapsulati o non adeguatamente incapsulati. Occorre però precisare che la consulenza completa verrà depositata soltanto a metà settembre.
  
L’inchiesta è diretta dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone ed a seguito del sequestro eseguito nelle scorse settimane risulta iscritto nel registro degli indagati, C.G. 71 anni di San Cesario, amministratore unico della società Rei. Risponde del reato in materia ambientale di inosservanza delle prescrizioni contenute o richiamate nelle autorizzazioni e di carenza dei requisiti e delle condizioni richiesti per le iscrizioni o comunicazioni". La Rei è una delle poche discariche di amianto del Mezzogiorno e in essa confluiscono anche i rifiuti di altre regioni. L’indagine ha preso le mosse da un esposto presentato dai cittadini del "comitato permanente la salvaguardia della salute, dell'ambiente e del territorio".



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