​Minacciandola o offrendole denaro, abusa per cinque anni della figlia 13enne: padre sotto processo

Inizierà il 9 ottobre il processo a carico del 45enne di Alezio accusato di aver abusato della figlia minorenne per circa cinque anni. L’uomo risponde dei reati di tentata prostituzione minorile, violenza sessuale continuata e aggravata.

Si celebrerà il prossimo 9 ottobre il processo a carico del 45enne di Alezio, accusato di prestazioni sessuali in cambio di denaro con la figlia 13enne. Il gup Simona Panzera ha accolto la richiesta di giudizio abbreviato avanzata dall'avvocato Giampiero Tramacere. Inoltre, nell'udienza odierna, la presunta vittima si è costituita parte civile, attraverso la curatela speciale sui minori, rappresentata  dall'avvocato Francesco Calabro.
 
L'uomo risponde dei reati di tentata prostituzione minorile, violenza sessuale continuata e aggravata. Infatti, negli scorsi mesi, il gip Antonia Martalò ha emesso un’ordinanza di misura cautelare nei suoi confronti; disponendo il carcere e accogliendo così la richiesta di arresto avanzata dal pubblico ministero Maria Rosaria Micucci.
  
Il genitore è accusato di avere abusato per ben cinque anni (a partire dal 2012) della figlia minorenne. Questi avrebbe cominciato a molestarla, palpeggiandola nelle parti intime mentre dormiva. Man mano, gli episodi di violenza si sarebbe fatti più frequenti. In certe occasioni, avrebbe costretto la figlia a subire rapporti completi. Nel caso di un suo rifiuto, l'avrebbe ricattata impedendole di uscire e frequentare le amiche; addirittura minacciandola di morte o di percosse. Non solo, poiché durante questi cinque anni, il padre le avrebbe chiesto di praticare con lui rapporti sessuali di varia natura offrendole in cambio somme di denaro.
  
La ragazza dopo un lungo silenzio si sarebbe confidata con il fidanzato e con un'amica. Ad ogni modo, trovò il coraggio di denunciare il padre. Dopo la segnalazione del Tribunale dei Minori iniziarono i primi accertamenti. La 13enne sarebbe poi stata ascoltata nel corso di un audizione protetta alla presenza di una psicologa, raccontando le violenze subite. Inoltre, avrebbe riferito l'intenzione di suicidarsi e di aver messo in atto gesti autolesionisti (tagli sulle braccia e le gambe).

Per dar sfogo alla terribile condizione, avrebbe poi annotato i propri disagi e stati d'animo sul telefonino, creando una sorta di diario. Infine, avrebbe registrato gli incontri con il padre e le squallide richieste. Il materiale è stato poi analizzato da un consulente tecnico della Procura ed è stato trovato un pieno riscontro alle dichiarazioni della giovane. La ragazza si trova in una struttura protetta ed è seguita dai servizi sociali.
  
Inoltre, la minorenne è stata ascoltata nell'ambito dell'incidente probatorio per circa due ore, innanzi al gip Antonia Martalò alla presenza del pubblico ministero Maria Rosaria Micucci. La giovane ha confermato le accuse verso il padre, ribadendo di essere stata vittima di abusi.
  
La 13enne ha affermato anche di non aver mai raccontato alla madre ciò che accadeva con il padre durante la sua assenza per non procurarle dolore. L'ascolto è avvenuto presso il Tribunale dei Minorenni, alla presenza di una psicologa e dell'avvocato Tramacere, difensore del padre indagato.
  
La madre è stata sentita nei giorni scorsi dagli uomini della Polizia Giudiziaria di Lecce su delega del pubblico ministero. La donna, occorre precisare, non è indagata ma è stata sottoposta ad ascolto, come "persona informata dei fatti" con la formula del sit (sommarie informazioni testimoniali). Gli inquirenti, dunque, vogliono chiarire anche la posizione della madre nella vicenda. La donna non si è mai accorta di ciò che accadeva in quella casa tra il marito e la figlia, mentre era assente? Nessun sospetto nel corso di quei lunghi cinque anni? Sono solo alcuni interrogativi a cui gli investigatori daranno una risposta nel proseguo delle indagini.



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