​Nell’abbraccio mortale tra due treni hanno perso la vita 23 persone. Le loro storie

Cominciano ad avere un nome e un volto le vittime dello scontro tra due treni su quel binario unico ‘maledetto’. Tra i pendolari che hanno perso la vita ci sono giovani e anziani, figli, genitori e nonni. Uniti nello stesso tragico destino.

Un contadino che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Una futura sposa che si stava preparando al giorno più bello della sua vita, una nonna che ha salvato la vita al nipotino di 6 anni, un poliziotto appena tornato dalle ferie, un lavoratore che sarebbe andato presto in pensione e un bancario che quel traguardo lo aveva già raggiunto. Sono solo alcune delle storie di chi si trovava a bordo dei due treni che, in un giorno qualunque di luglio, si sono scontrati su un binario unico diventato ‘maledetto’. La lista ufficiale ancora non c’è. Di alcuni si conosce soltanto il nome, di altri è stata svelata l’identità “grazie” ad un anello, un documento, una foto, uno zaino che ha permesso di riconoscerli. Nessuno riesce a darsi pace. 
   
La futura sposa
Jolanda Inchingolo a settembre sarebbe convolata a nozze con il fidanzato Marco, il ragazzo che ora urla disperato davanti all'ingresso dell'obitorio che doveva essere la madre dei suoi figli. Si trovava su uno dei convogli perché aveva un appuntamento con lui, a Bari.  L’hanno riconosciuta da un anello con una pietra nera che portava sempre. Lo si vede bene anche dalle foto su Facebook. "Aveva un unico desiderio: fare la mamma" raccontano i familiari disperati.
   
Il contadino
Con Giuseppe Acquaviva, 51 anni, il destino forse è stato ancora più crudele. Non era salito sui convogli, si trovava “semplicemente” a pochi metri dall’impatto. Stava passeggiando tra gli ulivi perché di professione fa l'agricoltore, quando è stato travolto in pieno dai pezzi di lamiera, ferro e vetri esplosi nell’abbraccio mortale. Era lì, a tagliare i rami. L’unica vittima del disastro ferroviario che non è stata recuperata tra i rottami dei convogli. È morto sul colpo. Troppo gravi le ferite riportate alla testa.
   
Gli studenti
Aveva mal di pancia ieri e suo padre gli aveva consigliato di non andare ad Andria, ma Antonio Summo non ha sentito ragioni: è andato a scuola perché voleva recuperare due debiti formativi. Se n’è andato a 15 anni perché la lezione sarebbe finita fatalmente prima. "Il professore li ha mandati a casa in anticipo", hanno detto. Ma alla stazione del suo paese dove c’era il nonno ad attenderlo non è mai arrivato. I genitori lo hanno riconosciuto dalla borsa, dai libri, dai pantaloncini e dalle scarpe da ginnastica. 
   
Il suo destino si è unito a quello di un altro studente. Francesco Tedone, 19 anni, era appena tornato dal Giappone dove aveva trascorso il suo ultimo anno di vita grazie alla conquista meritata di una borsa di studio. Si trovava su quel treno perché era andato a trovare un’amica. Sono le vittime più giovani.
   
Il poliziotto
Suo il primo nome reso noto. Il poliziotto Fulvio Schinzari, vice questore aggiunto a Bari, aveva appena finito le ferie. Alle 14.00 lo aspettavano in ufficio per tornare in servizio. Un pendolare, quel trenino Andria-Bari lo prendeva ogni mattina. In un primo momento si è temuto che con lui ci fosse anche la figlia, spesso viaggiano insieme, ma la ragazza ieri mattina non era sul convoglio accanto al padre.
  
La mamma
Patty Carnimeo, 30 anni, lascia una bambina di due anni e mezzo. Faceva l’estetista e tutti i giorni, con quel treno, andava a lavorare a Bari la città dove era nata. Si era trasferita ad Andria dopo il matrimonio.  
    
Il metalmeccanico
Gabriele Zingaro stava rientrando da Bari, dove era andato per fare il controllo ad un dito. Qualche settimana fa si era ferito e il piccolo intervento di plastica ricostruttiva non lo aveva soddisfatto. L'ultima chiamata l’ha fatta alla madre, dal treno della morte. "Mamma, non mi piace come è venuto. Forse dobbiamo fare un'altra operazione". Aveva 25 anni. Fino a poco fa, risultava tra i dispersi. «Non era nella lista dei feriti e ieri non l’abbiamo trovato in nessuno degli ospedali in cui lo abbiamo cercato disperatamente» raccontano i familiari. La speranza si è infranta quando il suo corpo inerme è stato riconosciuto all’obitorio di Bari.
   
Il Bancario 
Enrico Castellano, 72 anni, aveva lasciato la Puglia da parecchio. Si era trasferito a Torino dove aveva fatto carriera. Era diventato dirigente del Banco di Napoli poi la meritata pensione. Lunedì era atterrato a Bari con un volo diretto perché oggi è il compleanno del nipotino di due anni. «Pensavamo di fare due feste – racconta il fratello Franco, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno – l'onomastico, perché è sant'Enrico, e il compleanno».
   
L’abbraccio di nonna Donata che ha salvato Samuele 
Donata Pepe, sessantenne di Terlizzi, aveva suo nipote di  sei anni tra le braccia, quando c'è stato lo scontro. Era salita con il ragazzino per andare a Barletta e prendere una coincidenza per Milano. Riportava Samuele a casa dai genitori, dopo qualche giorno di vacanza in Puglia. Il piccolo è stato salvato dai vigili del fuoco, ma della signora ancora a tarda sera nessuno aveva notizie. I caschi rossi gli hanno fatto vedere i cartoni animati per tenerlo tranquillo. «Non avere paura. Adesso ti tiriamo fuori noi», gli ripetevano e mentre il bimbo con gli occhi pieni di lacrime si distrae con il cellulare, i soccorritori muovono le lamiere piano piano. Gli “angeli” sono scesi dal Drago 52, l’elicottero intervenuto sul luogo dell’incidente. Sta bene, non è in pericolo di vita. Si trova in un lettino del reparto pediatria con schegge di vetro nel corpo.
   
I macchinisti
Altre storie di dolore si aggiungeranno a quella di Pasquale Abbasciano, 60 anni, uno dei due macchinisti morti nel terribile schianto, ormai a un anno dalla pensione. Era felice di essere a fianco della figlia nel giorno delle sue nozze. A fine anno lo aspettava la pensione dopo tanti anni di servizio nelle Ferrovie Nord baresi. Quella di ieri per Pasquale doveva essere una giornata lieta: lo aspettavano ad Andria al municipio, perché sua figlia avrebbe recitato la promessa di matrimonio. Amava il suo lavoro e la campagna. Coltivava le ciliegie e poi le regalava sempre agli amici. L'altro macchinista si chiamava Luciano Caterino 37 anni, originario di Corato. Guidava il convoglio giallo. «Un grande lavoratore, un grande collega, un grande amico» dicono i colleghi della Ferrotramviaria. I famigliari, invece, scelgono il silenzio,
   
E ancora Maria Aloysi, 49 anni, era stata ad assistere il padre per alcuni giorni. Aveva preso il treno per Bari per tornare a Modugno, dove viveva col marito Donato e i loro tre figli. Benedetta Merra, 52 anni, si stava recando a Bari per alcuni controlli medici.
  
Giuseppe Acquaviva, viaggiava con la sorella Serafina, detta Lella, anche lei morta nell'impatto. Alessandra Bianchino di anni ne aveva 29. Stava tornando a casa. “Dove sei?”, scrive un’amica su facebook. È un modo per esternare il dolore quando si fa fatica a comprendere cosa sia accaduto.



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