​Nuovo sbarco di migranti in Salento: a Corsano ne arrivano altri 19. Fermati due scafisti

Diciannove immigrati di origine siriana sono sbarcati nel pomeriggio di ieri lungo le coste del Capo di Leuca. Accolti presso il centro ‘Don Tonino Bello’ di Otranto, tra loro ci sarebbe anche una donna incinta. Fermati al largo due presunti scafisti.

Non si fermano gli sbarchi di migranti lungo le coste salentine. È di ieri pomeriggio un nuovo attracco di circa ventini immigrati di origine siriana, giunti sulle sponde di Corsano a bordo di una imbarcazione. Sono 19, per la precisione, gli ultimi ‘arrivati’ nella giornata di ieri in località Guardiola, lungo il litorale del Capo di Leuca. Il gruppo dei naviganti è stato rintracciato dai carabinieri della compagnia di Tricase direttamente sulla terra ferma, quando gli scafisti avevano già preso il largo a bordo dello stesso natante che aveva trasportato i siriani.
   
Tra loro c’è anche una donna incinta: una vera e propria odissea il suo viaggio della speranza, condito da tanti malori a bordo. La donna, appena toccata la terraferma, è stata immediatamente trasferita presso l’ospedale ‘Panico’ di Tricase per le cure del caso.
   
Il resto dei migranti, invece, si ritrova ospite del centro di accoglienza ‘Don Tonino Bello’ di Otranto, mentre nel corso della notte è scattata la ricerca degli scafisti che si è conclusa quando i finanzieri hanno notato al largo da Santa Maria di Leuca, una barca a vela, battente bandiera statunitense, che viaggiava a luci spente. Scortata l’imbarcazione nel porto, gli uomini delle forze dell’ordine hanno trovato a bordo non solo i segni dell’avvenuto trasporto, ma anche i due componenti l’equipaggio.
  
Si tratterebbe di due cittadini originari dell’Ucraina, di 37 e 21 anni sottoposti a “fermo di polizia” per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
   
I migranti si sono imbarcati sul veliero a Istanbul, in Turchia, ed hanno pagato dai 5000 ai 6000 dollari a persona per un viaggio durato otto giorni, prima di approdare sulle coste pugliesi. Alcuni avrebbero, addirittura, dato in pegno perfino la propria abitazione per procurarsi la somma necessaria per pagarsi il viaggio.
 



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