‘Il processo Renda va celebrato in Italia nei confronti di tutti gli imputati’: questa la richiesta del pm

Nell’udienza, il Pm ha sostenuto come tutti gli imputati fossero a conoscenza del processo e dunque da ritenere semplicemente assenti e non irreperibili. Simone Renda, il 34enne bancario leccese, morì in circostanze misteriose il 3 marzo 2007 in un carcere messicano.

La Procura di Lecce non si arrende ai tentativi di "insabbiamento" delle autorità messicane ed il pubblico ministero ha depositato una "memoria" nel processo per la morte di Simone Renda.
 
Nell'udienza odierna innanzi ai giudici della Corte di Assise (Presidente Roberto Tanisi, a latere Francesca Mariano e giudici popolari) il pm Angelo Rotondano ha sostenuto come tutti gli imputati fossero a conoscenza del processo e dunque da ritenere semplicemente assenti e non irreperibili.
 
La dr.ssa Rotondano, titolare dell'inchiesta, ha dunque chiesto che venga dato ufficialmente l'incarico ad un interprete per la traduzione dei documenti notificati in lingua spagnola agli imputati. A seguito di una breva camera di consiglio, il collegio ha emesso un'ordinanza di conferimento incarico, aggiornando l'udienza al 30 giugno. In quella data, sulla base dell'esito della traduzione, i giudici decideranno se procedere nei confronti di tutti gli imputati o se stralciare la posizione di alcuni (nel caso in cui fosse dimostrata la loro irreperibilità). Nell'ipotesi in cui il processo proseguisse regolarmente, potrebbe tenersi la discussione e la requisitoria del pm. 
 
Successivamente, nell'udienza di oggi, hanno preso la parola l'avvocato Pasquale Corleto assieme a Fabio Valenti difensore delle Parti Civili, i genitori di Simone, Gaetano Renda e Cecilia Greco. L'avvocato Corleto ha sottolineato l'importanza del fatto che il processo si celebri in Italia. Il legale ha lodato l'impegno della Procura e ha duramente attaccato le autorità giudiziarie messicane. In merito al punto ne bis in idem (un accusato non può essere giudicato due volte per lo stesso reato) ha contestato l'applicazione del suddetto principio, poiché lo Stato Italiano non è vincolato a quello messicano da nessuna convenzione bilaterale né internazionale. 
 
L'annoso problema delle notifiche riguarda gli imputati messicani: Josè Alfredo Gomez, agente della polizia turistica del municipio di Playa del Carmen; il giudice qualificatore di turno Hermilla Valero Gonzalez; Najera Sanchez Enrique, guardia carceraria di turno. Il Presidente Tanisi, dunque, visto il perdurare della situazione aveva dato ufficialmente incarico all'Interpol di rintracciare le tre persone irreperibili.
 
Tra gli altri imputati (complessivamente otto) anche i "liberi contumaci" Francisco Javier Frias, l'altro agente della polizia turistica del municipio di Playa del Carmen;Arceno Parra Cano e Pedro May Balam, vicedirettori del Carcere Municipale e a capo del servizio di permanenza;  Luis Alberto Landeros, l'altra guardia carceraria di turno e Gomez Cruz responsabile dell’ufficio ricezione del carcere. Sono accusati, a vario titolo ed in diversa misura, del reato di omicidio volontario e della violazione dell’articolo 1 della Convenzione ONU contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli disumani e degradanti, per avere, in concorso tra loro cagionato la morte di Simone Renda, sottoponendolo a trattamenti crudeli, inumani e degradanti al fine di punirlo per una presunta infrazione amministrativa, durante la sua detenzione nel carcere municipale di Playa del Carmen.
  
Ricordiamo che Simone Renda, il 34enne bancario leccese, morì in circostanze misteriose il 3 marzo 2007 in un carcere messicano, dove si trovava in vacanza.  La sua morte è un caso giudiziario che anticipa tristemente, per alcuni aspetti, la vicenda del geometra romano Stefano Cucchi, deceduto durante la custodia cautelare nell’ottobre 2009.
 
Si attende ora la continuazione del processo, poiché si tratterebbe del primo caso nella procedura penale in cui, grazie alla Convenzione di New York dell’84, il processo sui responsabili di un omicidio avvenuta al di fuori del Paese d’origine della vittima, sia celebrato nel Paese di provenienza di quest’ultima.



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