‘Il sequestro del Twiga è illegittimo’, la richiesta della difesa innanzi ai giudici del Riesame

Questa mattina i legali del Resort, davati ai giudici del Tribunale del Riesame, hanno chiesto il dissequestro della struttura. Il sequestro probatorio è stato eseguito il 15 maggio scorso dai carabinieri dell’ex Corpo Forestale dello Stato.

Togliere i sigilli al Twiga, poiché il sequestro è illegittimo.
  
È la richiesta della difesa, presentata nella mattinata odierna, innanzi ai giudici del Tribunale del Riesame (Presidente Maria Pia Verderosa, relatore Antonio Gatto, a latere Anna Paola Capano). Difatti, poche ore fa si è discusso in merito all'istanza presentata dai legali del Resort. Il sequestro probatorio è stato eseguito il 15 maggio scorso dai carabinieri dell'ex Corpo Forestale dello Stato, guidati dal Comandante Antonio Arnò. Come atto dovuto, sono stati iscritti nel registro degli indagati, Mimmo De Santis, Presidente della società che sta realizzando l’opera e all’ingegnere progettista responsabile dei lavori, Pierpaolo Cariddi, per violazioni in materia di “abusi edilizi in zona soggetta a vincolo paesaggistico e occupazione abusiva del demanio marittimo”. Oggi, innanzi al Riesame hanno anzitutto preso la parola, i difensori dei due indagati, gli avvocati Antonio De Mauro e Adriano Tolomeo per De Santis e i legali Andrea Sticchi ed Prof. Giulio De Simone per Cariddi. I legali hanno depositato anche una corposa memoria difensiva, sottolineando l'illegittimità del sequestro.
  
Subito dopo, si è tenuta la replica del pubblico ministero Antonio Negro che ha chiesto la conferma del sequestro probatorio. Il pm ha focalizzato la requisitoria sull’interpretazione della norma sugli «accessi a mare» che non prevede la costruzione di simili opere su un terreno agricolo, ma permette soltanto la realizzazione di «servizi minimi» per agevolare la fruizione della costa. Insomma, secondo gli inquirenti, i prefabbricati, la piscina, il solarium e la spianata realizzata per far posto al parcheggio non potevano essere realizzati in un’area tipizzata come 'agricola' nel Piano regolatore, sulla quale non sono consentite strutture ben più grandi di un chiosco quali sono quelle in costruzione. Inoltre, il magistrato ha sottolineato che il sequestro probatorio intende anche far luce su un eventuale impatto ambientale dell'opera, anche sulla scorta della documentazione fotografica in possesso della Procura.
  
Nel corso di una "visita" presso gli uffici del Comune di Otranto, nei mesi scorsi erano stati acquisiti i documenti in originale relativi a concessioni edilizie e permessi di costruire, per capire se fossero conformi alla destinazione d'uso, ed era stato acquisito il Prg (Piano Regolatore Generale) per stabilire se fosse possibile su di un terreno classificato come agricolo su cui sorge il Twiga, realizzare uno stabilimento balneare.
Il Twiga di Otranto è di proprietà della società Cerra, presieduta dall'imprenditore Mimmo De Santis e composta da altri imprenditori salentini. Invece, Flavio Briatore ha "ritirato" il marchio in attesa degli sviluppi della vicenda giudiziaria.
  
La decisione dei giudici è prevista nelle prossime ore.



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