‘L’azione di Francesco Russo diretta a togliere la vita al suo rivale’: le parole del gip sul tentato omicidio di Nardò

Il gip Alcide Maritati ha emesso l’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere, nei confronti di tre persone che verranno ascoltati domattina. Secondo il giudice, la tentata estorsione e il tentato omicidio sarebbero strettamente collegati tra di loro.

Il tentato omicidio avvenuto in pieno centro cittadino, andrebbe inquadrato "nella contrapposizione, in atto a Nardò, tra elementi di spicco della criminalità organizzata". È ciò che emerge dall'ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere, emessa dal gip Alcide Maritati. Il giudice ha accolto la richiesta avanzata sabato scorso dal pubblico ministero Stefania Mininni, titolare dell'inchiesta. Sono così finiti in manette: il 64enne, Francesco Russo; il figlio Giampiero Russo, 27 anni di Nardò; il 47enne originario di Gela, ma residente a Novara, Angelo Caci (arrestato sabato scorso) detto "Zio Angelo", con l'accusa di "tentata estorsione continuata e aggravata". Risultano indagati altri due siciliani, non ancora identificati. Francesco Russo e Angelo Caci rispondono anche di "tentato omicidio" (senza l'aggravante della modalità mafiosa, come ipotizzato inizialmente) e "porto illegale di arma da fuoco".
 
In base a quanto sostenuto dal gip Maritati nell'ordinanza, le due imputazioni sarebbero strettamente collegate tra loro. Fondamentali in tal senso, le dichiarazioni della vittima della tentata estorsione e di due persone molto vicine a Calignano. Il primo ha ricostruito la vicenda della richiesta di denaro, messa in atto dai tre indagati attraverso minacce e violenze fisiche. Il commerciante ha dunque riferito di una prima richiesta estorsiva di 500 euro, da lui non "soddisfatta" per mancanza di liquidità, ma della quale venne informato Calignano. Questi si interessò alla faccenda, interloquendo con i presunti estorsori che ebbero, evidentemente, una reazione contraria alle "aspettative, che sfociò nel tentativo di ammazzare lo stesso Calignano. La volontarietà del gesto, viene spiegata dallo stesso gip Maritati, il quale afferma che " l'azione di Francesco Russo è stata all'evidenza diretta a togliere la vita al suo rivale, in quanto nessun altra spiegazione può avere un colpo sparato al cuore, di una persona disarmata che sta avanzando verso l'autore dello sparo".
 
Alcune persone molto vicine a Calignano, come detto, erano anch'essi al corrente dell'interessamento di quest'ultimo alla vicenda estorsiva. Avevano chiesto così spiegazioni alla presunta vittima il quale, dopo i tentennamenti iniziali, avrebbe chiaramente riferito loro " A sparare è stato Francesco Russo ed il figlio Giampiero, quello con gli occhi grossi e con loro c'erano altri due di Gela". Nello specifico, il commerciante racconta che Giampiero Russo, il 14 maggio, assieme a due persone a lui sconosciute (gli inquirenti sono sule tracce di due altri siciliani che risultano formalmente indagati)  si recò presso l'attività commerciale e Russo avrebbe proferito la frase "Mi manda Zio Angelo, entro questa sera mi devi dare 500 euro, altrimenti ti fai le valigie e te ne vai". L'uomo riferì di non avere quel denaro e Giampiero Russo gli disse "cazzi tuoi, questo ti dovevo dire e questo ti ho detto".
 
Nel pomeriggio, lo stesso Calignano avrebbe rassicurato il commerciante, dopo aver parlato con gli estorsori, dicendogli la frase "puoi dormire sonni tranquilli". Evidentemente le cose non andarono così, poiché la mattina del 16 maggio, si recarono presso il negozio, Francesco Russo e Angelo Caci a bordo di una macchina. Il primo, avrebbe detto al commerciante "perché fai tutte queste chiacchiere" (con riferimento all'intromissione di Calignano). Subito dopo, il siciliano sarebbe sceso dalla macchina e gli avrebbe sferrato alcuni pugni. Durante il pestaggio, la vittima avrebbe notato all'interno della vettura, una pistola semiautomatica posta sul sedile di Caci. Visibilmente spaventato si sarebbe rintanato all'interno del negozio. Subito dopo, i due sarebbero andati via seguiti da un'altra macchina, al cui interno sarebbero stati notati Giampiero Russo e i suoi due compici. Subito dopo, la vittima della tentata estorsione avrebbe telefonato a Calignano, preoccupato soprattutto della "presenza " della pistola in auto, dicendogli " sono venuti di nuovo qui e mi hanno picchiato, vieni che ti devo parlare".
 
L'incontro tra i due amici non sarebbe mai avvenuto, perché nel frattempo, il commerciante avrebbe saputo dell'agguato ai danni di Calignano.  Dunque, queste testimonianze sarebbero risultate preziose, ma non solo; anche il filmato di una telecamera di video sorveglianza che avrebbe immortalato i presunti colpevoli al momento della sparatoria. Non solo. Utilissimi i tabulati telefonici messi al setaccio dagli investigatori, da cui si è riuscito a localizzare  lo spostamento di entrambi prima dell’atto criminoso.
 
Ora gli indagati dovranno chiarire agli inquirenti i lati ancora oscuri della vicenda e potranno farlo domattina innanzi al gip Maritati, per l'interrogatorio di garanzia. I tre imputati sono difesi dagli avvocati Francesco Fasano, Tommaso Valente e Francesca Conte.



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