‘Nessun favore al clan’: l’ex assessore Luciano Magnolo respinge sdegnosamente ogni accusa

Questa mattina è toccato a Luciano Biagio Magnolo, ex assessore alle politiche sociali del Comune di Sogliano Cavour, rispondere alle domande del Giudice per chiarire la sua posizione nell’inchiesta ‘Contatto’. L’uomo è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa

Si è svolto in mattinata l'interrogatorio di garanzia di Luciano Biagio Magnolo, ex assessore alle politiche sociali del Comune di Sogliano Cavour, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa nell'inchiesta "Contatto".
  
Come riferiscono i suoi legali Giuseppe e Michele Bonsegna, Magnolo "ha negato sdegnosamente di aver mai fornito aiuti esterni al clan". Non solo, ha dichiarato di non conoscere i Coluccia o altri componenti dell'associazione mafiosa. Dunque, nessuna somma di denaro alle famiglie dei detenuti né promesse di posti di lavoro agli affiliati. I suoi legali faranno ricorso presso il Tribunale del Riesame, impugnando l'ordinanza del gip Edoardo D'Ambrosio che ha disposto gli arresti domiciliari per Magnolo.
  
Le indagini, condotte dal pm Roberta Licci, si sono avvalse anche di alcune intercettazioni telefoniche ed ambientali. In una conversazione tra Antonio Cianci ed Emiliano Pedone, il primo racconta di avere picchiato Luciano Magnolo poiché non aveva ancora mantenuto la promessa di trovare un lavoro alla madre, in quel periodo ristretta ai domiciliari. Inoltre, sarebbe documentato un incontro con l'assessore presso una stazione di servizio. Nel corso dello stesso, si discuterebbe sia del danneggiamento dell'auto di Magnolo, che sulle percosse subite da quest'ultimo in precedenza
  
L'ex assessore, secondo l'interpretazione degli inquirenti, assicurerebbe che presto Magnolo Carmela (nonostante il cognome non sono parenti) avrà un lavoro grazie al quale potrà lasciare l'abitazione in cui è ristretta ai domiciliari, riacquistando in parte la libertà. In effetti, come scrive il gip, Luciano Magnolo riuscirà ad ottenere l'assunzione della signora presso una Società Cooperativa "onde consentirle di ottenere l'autorizzazione ad allontanarsi dall'abitazione" (ciò non avverrà perché il giudice di sorveglianza respingerà l'istanza della difesa). Invece l'autore del gesto intimidatorio nei confronti di Magnolo verrà punito dal clan e schiaffeggiato.
  
Magnolo è accusato dalla Procura della "concessione di contributi economici in favore di affiliati al clan e loro familiari per gli anni 2012 e 2013…in totale violazione dei principi di terzietà ed imparzialità della pubblica amministrazione, essendo tali contributi erogati con priorità rispetto ad altri soggetti meritevoli." Riguardo quest'ultimo punto, occorre precisare che il gip non ha condiviso la tesi accusatoria, "per mancanza di gravità indiziaria".
  
Invece, nella parte dell'ordinanza relativa alle esigenze cautelari, il giudice D'Ambrosio afferma che "Magonolo, tutt’ora in carica al Comune di Sogliano Cavour, sta continuando a tenere azioni che hanno certamente favorito economicamente l'associazione, non ultima la concessione dell'autorizzazione alla gestione della sagra estiva nel comune di Sogliano Cavour, situazione questa che ha generato lo sdegno della cittadinanza. Inoltre, continua il gip, "nel 2014, sfruttando il proprio ruolo di assessore di assessore, è riuscito a rilasciare un permesso temporaneo ad una struttura alberghiera, che seppur priva di agibilità, ha ottenuto la possibilità di ospitare 74 profughi". 
 
Magnolo avrebbe così ricevuto sottobanco dal proprietario, una percentuale sui compensi per ciascuno dei profughi ricevuti. La vicenda non finirebbe qui. Infatti, il giudice ritiene che "Ipotizzando la possibilità di un maggiore guadagno Magnolo Luciano nel tempo avrebbe fatto in modo di trasferire i profughi della struttura alberghiera in diversi appartamenti di Sogliano Cavour, gestendo di fatto in piena autonomia i profughi attraverso proprie società cooperative".   



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