‘Sarah mi ha perdonato e in carcere ci sono due innocenti’. Michele Misseri torna a parlare ai microfoni di Quarto Grado-La domenica

Al centro della prima puntata di Quarto Grado-La domenica una intervista esclusiva a Michele Misseri, l’uomo coinvolto, insieme alla moglie Cosima Serrano ed alla figlia Sabrina, nell’omicidio della nipote Sarah Scazzi, uccisa il 26 agosto 2010 ad Avetrana.

«Quarto Grado», il programma condotto da Gianluigi Nuzzi, raddoppia e al consueto appuntamento del venerdì sera su Rete4 aggiunge una finestra in prime-time la domenica, alle 20.30. Al centro della prima puntata che andrà in onda domani, 19 febbraio non poteva che esserci uno dei casi più discussi degli ultimi anni: quello dell’omicidio della piccola Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana scomparsa e ritrovata priva di vita in un pozzo-cisterna. In attesa della sentenza definitiva della prima sezione della Cassazione, prevista per il 20 febbraio, Michele Misseri – l’uomo chiave di questa triste tragedia – torna in Tv e ai microfoni di Alessandra Borgia ribadisce di essere l’unico responsabile della morte della ragazzina.
  
Da tempo lo zio Michele, che vive ancora in quella villetta di via Deledda dove si sarebbe consumato il delitto, continua a urlare l’innocenza delle sue donne. Eppure in primo grado e in appello mamma e figlia sono state condannate al carcere a vita. «Penso che Sarah mi abbia perdonato» confida il contadino di Avetrana che continua a scrivere lunghe lettere a Sabrina e Cosima senza mai ricevere risposta. «Loro stanno soffrendo, in carcere – dice – per  questo non mi scrivono».
  
Ha scelto di vivere come se fosse in prigione Michele, relegato in cucina: «non voglio vedere niente… voglio stare come un carcerato». Mangia e dorme in pochi metri dove – dice – ha tutto quello che gli serve e dove ogni sera scrive su un diario tutto quello che accade durante il giorno. Ogni giorno.
  
Nel garage, dove è stata indicata la scena del crimine, Misseri ha costruito una specie di “altarino” con la foto di Sarah. «Prima non volevo scendere, poi ho cominciato a farmi forza» continua il contadino che si professa colpevole ma della dinamica del delitto rammenta poco: «Ricordo solo quando è suonato il cellulare che Sarah aveva in mano… il cellulare è caduto a terra e si è aperto. Ma mi dovete fare questa domanda: se Sabrina avesse ucciso Sarah, con Cosima, perché avrebbero dato a me il cellulare, per farlo riapparire in seguito? Penso che non me lo avrebbero dato. Hanno pensato a troppe cose, ma la cosa principale non l'hanno pensata».
  
 «Ho detto sempre: "Non ricordo il momento… ricordo quando ho preso la corda, ma non ricordo quando l'ho stretta". Non so nemmeno quanti minuti… quando è suonato il cellulare, ho mollato ed è caduta per terra. C'era un compressore uguale a questo. Per questo dicevo: "Dovete vedere sul compressore, se c'è qualche cosa". Invece dice che non hanno trovato niente, da nessuna parte hanno trovato niente. Sarah ha fatto anche la pipì, perché ricordo che era bagnata quando l'ho presa… la pipì doveva stare a terra…».
  
E sulla possibilità che la Cassazione confermi le sentenze afferma «A me interessa che Dio sappia che dico la verità e anche che Sarah sappia che dico la verità. Se le cose andranno come penso che andranno, Sarah non avrà nessuna giustizia. Se m’incolpano di occultamento di cadavere, a me non cambia niente. Ma non cambia niente nemmeno a Sarah, perché stanno in carcere due innocenti! Due innocenti!».



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