​Intreccio Mafia-Politica nel comune di Parabita: chiesti oltre 200 anni di carcere

Il procuratore capo della Dda Antonio De Donno ha invocato 20 anni di carcere per Marco Antonio Giannelli, ritenuto a capo del sodalizio mafioso. Il processo che si sta celebrando con rito abbreviato continuerà giovedì 8 settembre, giorno in cui è prevista la sentenza.

Arrivano le richieste di condanna della Procura leccese sul presunto intreccio Mafia-Politica nel comune di Parabita. Il pubblico ministero Antonio De Donno, nel processo celebratosi con rito abbreviato nell'Aula Bunker di Borgo San Nicola, ha invocato complessivamente oltre 200 anni di carcere per i ventidue imputati.
  
Nello specifico: 20 anni per Marco Antonio Giannelli, figlio del boss ergastolano Luigi Giannelli e considerato a capo dell'organizzazione mafiosa; 7 anni per Pasquale Aluisi, 53 anni di Parabita; 12 anni per Cristiano Cera, 24enne di Ugento; 1 anno a Fernando Cataldi, 25enne di Collepasso; 10 anni per Matteo Toma, 37enne di Parabita; 12 anni a Giovanni Picciolo, 34enne di Parabita; 10 anni ad Antonio Fattizzo, 38enne e Antonio Luigi Fattizzo, 20enne, entrambi di Parabita; 8 anni per Cosimo Paglialonga, 61enne di Collepasso; 16 anni ed 8 mesi per Vincenzo Costa, 52 anni di Matino; 12 anni per Leonardo Donadei, 50enne, di Parabita; 7 anni per Claudio Donadei, 43 anni , di Parabita; 12 anni per Mauro Ungaro, 33enne, di Taurisano; 10 anni per Adriano Giannelli, 40 anni, di Parabita; 14 anni per Besar Kurtalija, 29enne; 14 anni per Orazio Mercuri, 46enne; 12 anni per Donato Mercuri, 52enne; 12 anni per Fernando Mercuri, 53enne; 4 mesi ed 800 euro di multa per Alessandro Prete, 35 anni; 6 anni per Marco Seclì, 31 anni (tutti di Parabita), 4 anni ed 8 mesi Lorenzo Mazzotta, 45enne, di Collepasso.
  
Dinanzi al gup Michele Toriello il procuratore capo della Dda Antonio De Donno ha ricostruito le fasi dell'inchiesta denominata "Coltura".
   
La delicata operazione investigativa condotta dai Ros, avviata nel 2013 grazie anche alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Massimo Donadei, ha permesso di ricostruire il processo di riorganizzazione interna del sodalizio mafioso Giannelli, dunque la reggenza assunta da Marco Antonio, come detto, figlio del boss storico Luigi Giannelli, condannato all’ergastolo come mandante del duplice omicidio di Paola Rizzello e di sua figlia, brutalmente uccise la sera del 20 marzo 1991.
  
Inoltre, come svelato nell’inchiesta, in cantiere ci sarebbe stato un attentato o almeno un atto intimidatorio, contro il parroco del comune del Sud Salento, don Angelo Corvo, finito nel mirino, solo per aver pubblicamente chiesto giustizia per l'omicidio della piccola Angelica e della madre, massacrate nelle campagne di Parabita più di 20 anni fa. Stessa “sorte” sarebbe toccata ad un maresciallo dei Carabinieri, reo di aver importunato con un "controllo" una ragazza del posto, probabilmente un'amica di Giannelli.
  
Sempre nella giornata odierna sono iniziate le arringhe difensive degli avvocati dei 22 imputati. La discussione continuerà giovedì 8 settembre, giorno in cui è prevista la sentenza.
  
Gli imputati rispondono a vario titolo ed in diversa misura di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, detenzione illegale di armi, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio e danneggiamento seguito da incendio. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Luca Laterza, Elvia Belmonte, Mariangela Calò, Luigi e Alberto Corvaglia, Gabriella Mastrolia, Gabriele Valentini, Francesco Fasano, Vincenzo e Antonio Venneri, Biagio Palamà, Luigi e Michelangelo Gorgoni, Walter Zappatore, David Alemanno, Luigi Suez, Vincenzo Blandolino, Pietro Ripa, Elisa Seclì, Maria Greco, Francesco Piro, Stefano Palma ed Emanuele Romano.
  
Invece, il Comune di Parabita si è costituito parte civile con l'avvocato Ester Nemola
  
Ricordiamo poi che Giuseppe Provenzano, ex vice sindaco di Parabita, dovrà presentarsi il 19 settembre innanzi ai giudici della prima sezione collegiale per l'inizio del processo. Il 54enne politico salentino è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Provenzano si sarebbe interessato a far assumere alcuni sodali del clan, o loro congiunti, come operatori ecologici nell’impresa di raccolta di rifiuti che opera in quel Comune.
 
Non soltanto, avrebbe effettuato versamenti periodici al gruppo malavitoso, in cambio del sostegno alle elezioni amministrative del maggio 2015. Dopo quasi sette mesi trascorsi ai domiciliari, nel luglio scorso, l'ex vice sindaco di Parabita è stato scarcerato. Il gip ha disposto soltanto l'obbligo giornaliero di firma innanzi alla Polizia Giudiziaria. Accolta, dunque, la richiesta del suo difensore, l'avvocato Luigi Corvaglia.
  
In quella data, dovrà presentarsi in Tribunale, un altro imputato Federico Fracasso, 30 anni di  arabita, anch'egli rinviato a giudizio e assistito dall'avvocato Pietro Ripa. Invece, Saimir Sejdini attraverso il proprio difensore, l'avvocato Stefano Stefanelli, ha patteggiato una pena di 2 mesi e 20 giorni per un solo episodio di spaccio di sostanze stupefacenti.



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