​Omicidio Gallipoli, è stato Marco Barba a uccidere l’ambulante marocchino

Sarebbe stato Marco Barba, l’ex collaboratore di giustizia gallipolino a uccidere Khalid Lagraidi, l’ambulante marocchino ritrovato all’interno di un fusto per carburanti all’interno di una pineta in contrada Monaci.

Ha un nome e un cognome l’uomo che, a sangue freddo, ha ucciso e provato a far sparire per sempre il corpo di Khalid Lagraidi, l’ambulante di origini marocchine trovato all’interno di un fusto per carburanti, parzialmente ricoperto di cemento, nelle campagne di Gallipoli. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, a compiere quel brutale omicidio, in stile mafioso, è stato Marco Barba, 44enne gallipolino ex collaboratore di giustizia, detenuto per altri fatti.
 
L’ambulante era scomparso quasi un anno fa e probabilmente nessuno avrebbe più avuto sue notizie se la figlia del pentito, Rosalba Barba in quella notte di fine gennaio, non avesse accompagnato le forze dell’ordine in quel punto della pineta in contrada Madonna del Carmine, a poca distanza dalla strada per Leuca. 
 
Gli interrogatori, i tentativi di ricostruire la vicenda attraverso le accuse incrociate di padre e figlia, poi l’epilogo, questa mattina, con un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emmessa nei confronti di Marco Barba, accusato di omicidio premeditato che sarà trasferito dal carcere del capoluogo salentino.
 
«È stato papà a uccidere Khalid e mi ha costretta ad aiutarlo a nascondere il suo cadavere» aveva dichiarato la 25enne che, nel corso dell’incidente probatorio, aveva ricostruito quei drammatici momenti: «Mi disse – ha raccontato nel corso dell’incidente probatorio – che l'aveva strangolato con una corda perché gli aveva rubato un pezzo di fumo. Poi mi costrinse ad aiutarlo a disfarsi del corpo».
 
«Mia figlia mente» aveva replicato il collaboratore di giustizia, gettando ombre sulla sua attendibilità. 



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