​Pieno di debiti ‘svaligiava’ le Poste. Testimoni, impronta e telecamere incastrano il rapinatore del colpo

Le testimonianze, le immagini delle telecamere di videosorveglianza, l’auto usata nella fuga e l’impronta lasciata su un foglio hanno permesso di stringere il cerchio sul rapinatore che ha preso di mira la Posta vicino alla stazione di Lecce. Non era il primo colpo

Si presentò di buon mattino all’interno dell’ufficio postale Lecce 2, a pochi passi dal piazzale della Stazione, spacciandosi per un cliente. Compilò un foglio prestampato di versamento online, aspettò con pazienza il suo turno e quando si trovò vis-à-vis con la cassiera tirò fuori la pistola che aveva nascosto in un giornale e mostrò le sue vere intenzioni. Sventolando una pistola che poi poggiò sul bancone a mo’ di minaccia, si fece consegnare dalla dipendente terrorizzata circa 2mila euro, poi fece perdere le sue tracce.
  
Non è stato facile stringere il cerchio, risalire all’autore di quella rapina a mano armata che quella mattina del 13 febbraio provocò il panico tra i numerosi clienti, alcuni dei quali furono costretti a ricorrere alle cure dei sanitari del 118 per i malori causati dalla paura. Ma alla fine di un lavoro certosino svolto dalla Polizia, per Vincenzo Piccinni 40enne di Tricase si sono aperte le porte di Borgo San Nicola.  
  
Pezzo dopo pezzo, gli uomini delle forze dell’ordine sono riusciti a dare un nome e un cognome a quel volto descritto dal racconto dei poveri ‘spettatori’ che avevano assistito imperterriti al crimine. Le preziose testimonianze avevano permesso di capire che non si trattava di una persona del posto, sia dall’accento non proprio ‘leccese’, sia per le modalità utilizzate per mettere in scena il colpo.
  
Fondamentali anche i filmati delle telecamere di videosorveglianza installate in punti ‘strategici’. Una, in particolare, aveva ripreso un’auto ‘sospetta’ con una persona a bordo, prima seduta sul lato passeggero, poi passata alla guida. La stessa macchina che aveva imboccato un divieto in una delle possibili vie di fuga. È stata, in un certo senso, la chiave di volta. La targa, infatti, ha permesso di risalire al proprietario della macchina, “complice” a sua insaputa della rapina: l’uomo – un anziano risultato estraneo alla vicenda – aveva semplicemente accompagnato Piccinni a Lecce senza sapere il perché.
  
Ma non è finita, ad inchiodare il 40enne è stata anche l'impronta, seppur parziale, che aveva sbadatamente lasciato su modulo usato quando si era finto un cliente e che la Polizia Scientifica aveva prontamente trovato durante il sopralluogo.
  
Piccini, oberato dai debiti, aveva cercato di racimolare soldi in fretta decidendo di far visita agli uffici postali. Quello di Lecce, infatti, non era il primo colpo. Il 40enne era balzato agli onori della cronaca locale proprio per due rapine – una tentata alla Posta di Lucugnano, l’altra riuscita in quella di San Cassiano – commesse nello stesso giorno a poche ore di distanza l’una dall’altra.
  
Insomma, alla fine gli agenti della sezione antirapina della Squadra Mobile hanno eseguito a carico di Piccinni un’ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Lecce, Maritati su richiesta del Pubblico Ministero, Roberta Licci.
 



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