​Processo di appello ‘Baia Verde’: sconto di pena per tre imputati, sentenza confermata per gli altri

Per i tre imputati è stato riqualificato il reato di estorsione in tentata estorsione per l’episodio ai danni di un imprenditore, titolare di una tabaccheria a Lecce. Baia Verde portò all?arresto di elementi criminali dei Clan Padovano di Gallipoli e Tornese di Monteroni.

Sentenza riformata per tre imputati e confermata per gli altri otto, al termine del processo di Appello "Baia Verde". La Corte presieduta da Vincenzo Scardia ha inflitto la pena di 5 anni ed 8 mesi nei confronti di Gabriele Pellè, 37 enne di Squinzano (la Procura ha chiesto  6 anni); 5 anni e 5 mesi per Fabio Pellegrino 30 anni di Galatone (chiesti 5 anni ed 8 mesi), difeso dagli avvocati Roberto De Mitri Aymone e Luigi Corvaglia; 3 anni e 6 mesi per Rosario Oltremarini, 46enne gallipolino (chiesti anni 5 e mesi 4), assistito dall'avvocato Luigi Corvaglia. Per i tre imputati, è stato riqualificato il reato di estorsione in tentata estorsione ai danni di un imprenditore originario di Gallipoli, titolare di una tabaccheria a Lecce. I giudici hanno disposto, inoltre, la revoca della confisca dei beni e l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni nei confronti di Pellegrino, invece dell'interdizione perpetua.
  
Ricordiamo che nel processo di primo grado, Fabio Pellegrino è stato giudicato con l'abbreviato condizionato all'ascolto di un teste, su richiesta dei suoi legali. Nel corso di un'udienza, il titolare della tabacchiera ha affermato di avere avuto rapporti commerciali con Pellegrino, ma di non aver ricevuto richieste estorsive. È stato anche ascoltato in videoconferenza da una località protetta come teste, il pentito di mafia Gioele Greco che ha affermato di non conoscere Pellegrino, estraneo al piano estorsivo, a cui invece Greco partecipò assieme ad altri sodali.
  
Confermate le altre otto condanne: anni 10 e mesi 6 per Angelo Padovano, figlio di “Nino Bomba”; 11 anni a Roberto Parlangeli, 37enne, di Magliano ; 5 anni ed 8 mesi a Giovanni Parlangeli, 33 anni di Lecce ; 8 anni per Gabriele Cardellini, 31 anni di Gallipoli; 4 anni e 4 mesi per Fabio Negro, 40 anni di Gallipoli; 6 anni per Carmelo Natali, 41enne di Gallipoli; anni 3 a carico di Alessio Fortunato, 31enne, di Squinzano; 3 anni e 6 mesi per Sergio Palazzo di Lecce.
In precedenza, il vice procuratore generale Claudio Oliva ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado. Ricordiamo che nel dicembre di due anni, il gup Stefano Sernia al termine del giudizio abbreviato dispose la condanna di undici imputati e l'assoluzione per Antonio Manna, 34anni di Gallipoli, Luciano Gallo, 46 anni di Martano , Luciano Nuccio, 44enne, di Tricase ed Alessandro Oltremarini, 29enne.
  
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Gabriele e Giovanni Valentini, Luigi Corvaglia, Roberto De Mitri Aymone, Ladislao Massari, Stefano Ninni, Stefano Prontera, Mario Coppola, Marcello Falcone, Francesco Fasano, Giampiero Tramacere, Antonio Savoia, Pantaleo Cannoletta, Gianluca Ciardo, Luigi Suez, David Alemanno, Speranza Faenza, Anna Paola Trisolino, Biagio Palamà, Fabio Corvino e Antonio Bolognese.
 
L'operazione "Baia Verde", coordinata dal procuratore aggiunto Antonio De Donno e condotta dai Carabinieri del Ros di Lecce, portò il 17 luglio 2014, all’arresto di elementi criminali di spicco dei Clan Padovano di Gallipoli e Tornese di Monteroni. Rispondevano dei reati di associazione a delinquere, tentata e consumata, estorsione aggravata dalle modalità mafiose, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
  
Il clan gallipolino aveva creato un sistema criminale di controllo sulle discoteche ed i parcheggi, quest'ultimo attraverso la società “Lu rusciu te lu mare”. Per dare parvenza di legalità, era stato addirittura richiesto al comune di Gallipoli il rilascio delle autorizzazioni per la gestione di questi ultimi.



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