Abusi sessuali sulla figlia minorenne: assolto il presunto padre-orco

Sentenza di assoluzione con formula piena per un uomo di Trepuzzi, dopo che il pm d’udienza Maria Vallefuoco aveva invocato una condanna ad 8 anni di carcere. I presunti abusi denunciati dalla figlia, si sarebbero verificati fin dall’età di sette.

Prosciolto dalla pesante accusa di avere abusato della figlia, all'epoca minorenne. Il collegio della seconda sezione penale presieduto da Roberto Tanisi ha pronunciato la sentenza di assoluzione con formula piena, nel primo pomeriggio di oggi. Il pubblico ministero d'udienza Maria Vallefuoco, invece, aveva invocato con l'imputazione di violenza sessuale, una condanna ad 8 anni di carcere per un uomo di Trepuzzi, difeso dall'avvocato Francesco Tobia Caputo. Invece la ragazza costitutasi parte civile era difesa da Gabriella Mastrolia.

L'inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Carmen Ruggiero, venne avviata dopo la denuncia della figlia dell'uomo, presentata ai carabinieri della locale stazione nel luglio 2009. Secondo la tesi difensiva, però, la querela si basava esclusivamente su falsità e sarebbe stata dettata da un desiderio di "vendetta" nei confronti del padre. Quest'ultimo infatti, aveva a sua volta sporto una denuncia ai militari di Trepuzzi nei confronti del fidanzatino della ragazza, dopo avere scoperto una loro "fughina" d'amore.  La figlia, dunque, presumibilmente spaventata dall'idea di non vedere più  il suo ragazzo, avrebbe "architettato" il piano.

La ragazza avrebbe riferito ai carabinieri di avere subito atti di violenza sessuale, fin dal 2000 e per ben nove anni, da quando ne aveva appena 7. In particolare la ragazza, adesso maggiorenne, ha raccontato vari episodi di abusi, di cui sarebbe stata vittima nel corso degli anni, ad opera del padre-orco. Anzitutto, di una giornata al mare, in cui mentre era in acqua con lui, sarebbe stata costretta a toccarlo nelle parti intime, oppure con la scusa di una massaggio praticatogli partendo dalle caviglie e  salendo nella zona pubica, sarebbe stata "indirizzata" a poggiare le mani sul suo pene. La giovane ha poi riferito di altre circostanze nella camera da letto del papà, nelle quali sarebbe stata costretta ad avere rapporti orali e vaginali con lui o le sarebbe stato "ordinato" di masturbarlo, anche se certe volte, la ragazza sarebbe poi riuscita a divincolarsi ed a scappare.
 
Durante il processo, si sono susseguite diverse testimonianze, tra cui quella della figlia e del fidanzatino, ma anche di una sua amica che evidentemente non hanno però convinto i giudici sull'attendibilità delle dichiarazioni, permettendo ai difensori dell'uomo di smontare l'impianto accusatorio. 
 



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