Picchiato e costretto a masturbarsi: due bulli riprendono la violenza con il telefono. Arrestati

Episodio shock quello avvenuto pochi giorni fa a Nardò: due minori sono stati fermati con l’accusa di violenza e aggressione contro un 15enne. Il GIP ha disposto il loro relegamento in comunità.

conferenza-carabinieri

Rapina, sequestro di persona, violenza sessuale, pornografia minorile ed estorsione, tutti in concorso tra loro, in danno di un minore. Sono queste le accuse da cui dovranno difendersi un 15enne e un 17enne.  L’indagine, condotta dai militari della Stazione dei Carabinieri di Nardò e dalla Compagnia dei Carabinieri di Gallipoli, ha portato all’arresto di entrambi, su ordine del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale per i minorenni, Aristodemo Ingusci su richiesta del Sostituto Procuratore Imerio Tramis.

Il giudice ha disposto il collocamento in comunità che, si legge nell’ordinanza, “appare utile a garantire un costante ed incisivo monitoraggio delle condizioni degli indagati con l’avvio di in percorso di sostegno”.

Rinchiuso in un bagno pubblico, costretto ad atti osceni

I fatti si sarebbero verificati il 21 novembre. Secondo quanto sostenuto dall’accusa, i due minorenni avrebbero costretto un 15enne a seguirlo a suon di calci nei bagni pubblici del centro storico di Nardò.  Dopodiché gli avrebbero intimato di consegnargli il giubbotto e le scarpe. L’episodio più grave, si sarebbe verificato pochi istanti dopo. Il ragazzo sarebbe stato costretto con un pugno, a restare chiuso nel bagno per circa venti minuti. Non solo, poiché lo avrebbero obbligato a masturbarsi. Uno di loro avrebbe bloccato la porta d’ingresso, mentre l’altro si sarebbe arrampicato sul muro divisorio dei bagni, riprendendo tutta la scena con telefonino. Non solo, chiedendogli di proferire frasi oscene e di infiliarsi un dito nell’ano. Circostanza che non si sarebbe verificata soltanto per le suppliche della vittima. Infine, avrebbero intimato al coetaneo di consegnargli la somma di 10 euro per riavere le scarpe ed il giubbotto. Anche, in questo caso il piano non sarebbe andato a buon fine, poiché i genitori sarebbero stati messi al corrente dell’accaduto e sporto denuncia.

Il Gip motiva l’accoglimento della richiesta formulata dalla Procura, sottolineando “le modalità di condotta e soprattutto la pervicacia dimostrata dagli indagati non paghi della condotta violenta e sopraffatoria, nel cercare di conseguire da quei fatti, un ulteriore profitto economico addirittura condizionando la restituzione alla parte lesa di quanto sottratto le al pagamento di una somma di denaro“. Non solo, poiché il dr. Ingusci sottolinea “il rischio recidive in reati della stessa natura, che trova una conferma nel coinvolgimento in precedenti episodi illeciti ” Infatti, entrambi si resero protagonisti di condotte simili, come risulta nell’avviso di conclusione delle indagini relative ad un altro procedimento, assieme ad altri minorenni. Così che erano stati già “agganciati” dal Servizio Ministeriale, sottolinea il gip, “a giudicare dal nuovo coinvolgimento, con scarsi risultati”.

Le parole del GIP

La relazione confermava “l’esistenza di condizioni familiari precarie ed inadeguate. Fattori questi che hanno contribuito ad una precoce adultizzazione dei minori con ricadute sulla personalità degli stessi”.

Il giudice infine, sottolinea che “non si ravvisano elementi che consentano di dubitare della credibilità della vittima, quali l’esistenza di eventuali motivi di risentimento, che potrebbero avere indotto il medesimo ad accusare gli indagati riferendo una dinamica non vera degli eventi.”

Gli indagati sono difesi dagli avvocati Massimo Muci, Marcello Risi e Tommaso Valente.

L’interrogatorio di garanzia è stato fissato per martedì prossimo, innanzi al gip del Tribunale dei Minorenni. I tre indagati potranno dare la propria versione dei fatti o avvalersi della facoltà di non rispondere.



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