Abusivismo edilizio nel Capo di Leuca: per tre persone arriva la condanna

Il giudice ha inflitto una pena di un anno al Responsabile del settore tecnico comunale di Morciano e 8 mesi per i tecnici progettisti: avrebbero infranto il Codice dei Beni Culturali e dell’Ambiente, costruendo pur sprovvisti di valida autorizzazione paesaggistica.

Illeciti accorpamenti di terreni a danno del paesaggio costano una condanna ad un responsabile dell'ufficio tecnico del Capo Leuca e due progettisti. Nelle scorse ore, il giudice Sergio Tosi della prima sezione penale in composizione monocratica ha inflitto una pena di: 1 anno a Giuseppe Renna, 63enne, responsabile del settore tecnico comunale di Morciano di Leuca; 8 mesi per i tecnici progettisti Antonio Daversa 51enne,anch'egli morcianese e Luca Zanaroli 50 anni di Bologna. Inoltre, è stato disposto per tutti e tre, il pagamento di una multa di 35mila euro ciascuno. Il Giudice ha accolto la richiesta di condanna avanzata dal PM Paola Guglielmi, per avere infranto il Codice dei Beni Culturali e dell'Ambiente, costruendo in una zona di particolare pregio ambientale, sprovvisti di valida autorizzazione paesaggistica.

Egli ha però riqualificato il reato di "falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici" (per il quale, secondo l'accusa, essi avrebbero dovuto scontare una pena di un 1 anno e 6 mesi) in quello di "falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative". È stata così accolta la tesi difensiva degli avvocati Francesco Paolo Maggiore, per Renna e del legale Rocco Vincenti, in sostituzione dell'avvocato Ernesto Sticchi Damiani, per Daversa e Zanaroli. I due difensori nella discussione in aula avevano in prima istanza chiesto l'assoluzione con "formula piena" ed in subordine la riqualificazione del reato, poiché il nulla osta non si può considerare un atto pubblico, ma un'autorizzazione amministrativa.

I tre imputati vennero rinviati a giudizio dal Gup Carlo Cazzella nel novembre 2013, mentre la posizione della committente del progetto venne stralciata dal giudice, il quale emise una sentenza di non luogo a procedere per mancanza di "nesso psicologico". Gli altri tre imputati finirono a processo, poiché secondo l'accusa rappresentata dall'allora pubblico ministero Ennio Cillo, titolare dell'inchiesta, nel dicembre del 2009: i due tecnici progettisti Daversa e Zanaroli avrebbero presentato una relazione paesaggistica nella quale, nonostante risultasse la costruzione di un fabbricato con una volumetria di circa il doppio rispetto a limite consentito, veniva falsamente affermato come la densità di costruzione fosse rispettata, così come la compatibilità ambientale dell'intervento. Renna perché prendendo atto della "bontà" della relazione che si basava su falsi presupposti di validità di cui era al corrente, provvedeva all'emissione dell''autorizzazione paesaggistica "propedeutica" al rilascio del permesso di costruire.

Qualche mese fa, sempre a Morciano di Leuca, una nuova scoperta di opere permanenti su un terreno sottoposto al vincolo paesaggistico: in quella occasione a finire denuniciata è stata una donna di 63 anni.



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