Adescò un minore con ritardo cognitivo su whatsapp? 49enne sotto processo

Un uomo residente in un paesino dell’hinterland di Tricase, è finito sotto processo per il reato continuato di adescamento di minorenni. La madre del ragazzino, all’epoca dei fatti 13enne, si è costituita parte civile.

Esplicite richieste di rapporti sessuali rivolte ad un ragazzino di 13 anni, attraverso WhatsApp? Un uomo di 49 anni, residente in un paesino dell'hinterland di Tricase, è finito sotto processo per il reato continuato di adescamento di minorenni. Nella prima udienza innanzi alla dr.ssa Alessandra Sermarini, la madre del ragazzino si è costituita parte civile con l'avvocato Dimitry Conte. Il legale ha già presentato una richiesta di risarcimento di 20mila euro.
  
La prossima udienza si terrà il 7 dicembre prossimo innanzi ad un nuovo giudice, la dr.ssa Maddalena Torelli.
  
L'imputato ha ricevuto nei mesi scorsi un decreto di citazione diretta a giudizio dal sostituto procuratore Maria Vallefuoco. L'inchiesta ha preso il via da una denuncia presentata dalla madre della presunta vittima, presso la stazione dei carabinieri di Maglie che ha anche allertato i servizi sociali. La donna affermava che il 23 ottobre di tre anni fa, aveva chiesto alla figlia più grande di controllare il telefono del fratellino, per verificare se vi fossero tracce di telefonate o contatti con persone pericolose. In effetti, risultava uno scambio di messaggi via whatsapp con un interlocutore, registrato con un diminutivo. Nell'integrazione della denuncia presentata nel pomeriggio, la madre del ragazzino aggiungeva alcune informazioni.
  
Anzitutto, precisava che suo figlio 13enne è affetto da un lieve ritardo cognitivo, riscontrato a seguito di visite specialistiche presso strutture competenti. Inoltre dichiarava, rispondendo alle domande degli investigatori, che da circa tre mesi il ragazzo si comportava in maniera particolarmente strana. Si chiudeva per molto tempo nella camera da letto e "messaggiava" continuamente con il cellulare. La madre avrebbe provato a chiedergli il motivo di questo uso continuo del telefono. Il 13enne avrebbe risposto che stava chattando con i suoi amici.  Infine, la denunciante ha precisato che il figlio chiedeva alle sorelle di non controllare i messaggi perché erano fatti suoi.
  
Le successive indagini hanno poi permesso di risalire all'identità del misterioso interlocutore. Un 49enne residente in un paesino dell'hinterland di Tricase. I due si conoscevano da tempo, attraverso alcuni amici in comune. Il 13enne ascoltato dagli inquirenti ha confermato lo scambio di messaggi dal contenuto erotico, negando però di avere avuto rapporti sessuali con quel conoscente, più grande di lui di oltre trent'anni. La corrispondenza via WhatsApp sarebbe avvenuta tra agosto ed ottobre del 2014.
Ad ogni modo, sarà adesso il processo penale a stabilire se il 49enne abbia tentato di adescare il minore oppure se i due conoscenti erano consenzienti nelle scambio di sms erotici.
  
L'imputato è assistito dall'avvocato Tony Indino.



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