Affaire Antiracket su presunta truffa per ottenere contributi pubblici: chiusa l’inchiesta, 36 indagati. I nomi

La Procura di Lecce ha chiuso l’inchiesta. Sono 36 gli indagati, 32 di questi a piede libero. I reati contestati a vario titolo ed in diversa misura sono: truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, concussione, falso.

Una presunta truffa per ottenere contributi ed agevolazioni attraverso fondi pubblici. La Procura leccese ha chiuso l’inchiesta sull'”affaire antiracket”. Risultano indagate 36 persone, tra cui noti politici, commercialisti, avvocati e dipendenti comunali. I reati contestati a vario titolo ed in diversa misura sono: truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, concussione, falso.

Sono indagati: Maria Antonietta Gualtieri; Giuseppe Naccarelli; Serena Politi; Pasquale Gorgoni. I quattro sono stati raggiunti da un provvedimento di arresto (alla Politi ed a Naccarelli sono stati concessi i domiciliari).

Altri 32 sono indagati a piede libero e sono: Salvatore Laudisa, 52 anni; Lucia Rainò, 51 anni di Lecce; Pierantonio Cicirillo, 53 anni di Lecce; Fabrizio Natale, 40 anni di Lecce; Giovanni De Matteis, 47 anni di Gallipoli; Marco Centonze, 42 anni di Carmiano; Pierfilippo Centonze, 48 anni, di Novoli; Chiara Manno, 37 anni, di Surbo; Francesco Cavallo, 39 anni di Lequile; Marco Fasiello, 39 anni di Lecce; Michele Pasero, 51 anni di Lecce; Ilenia Sambati, 43 anni di Lecce; F. V., 38 anni, di Lecce; Francesco Lala, 37 anni di Leverano; Marcella Lezzi, 72 anni, di Veglie; Maria Teresa Perrone, 63 anni, di Carmiano; Stefano Maria Laudisa, 24 anni, di Cavallino; Ubalda Levante, 43 anni, di Carmiano; Giorgio Bovi, 53 anni, di Roma; Costantina Sanghez De Luna, 51 anni, di Novoli; Maria Marzia Dimastrogiovanni, 40 anni, di Leverano; Marco Bolognini, 65 anni, di Cellino San Marco; Biagio Solazzo, 54 anni di Lecce; Giancarlo Saracino, 64 anni di Lecce; Maurizio Vetere, 57 anni, di Nardò; Paolo Rollo, 59 anni, di Lecce; Maria Carmela Picciolo, 49 anni, di Gallipoli; Attilio Monosi, 47 anni di Lecce; Letizia Miglio, 66 anni, di Grosseto; Salvatore Fiorentino, 60 anni, di Lecce; Cristian Colella, 46 anni, di Lecce; Vincenzo Specchia, 64 anni di Galatina.

Ricordiamo che il 12 maggio scorso, il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza ha arrestato quattro persone. Invece, per altre sono state emanate misure interdittive della professione; tra questi, l’ex assessore al Bilancio del Comune di Lecce Attilio Monosi e per l’avvocato Marco Fasiello, uno dei legali dell’associazione antiracket. La misura è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari Giovanni Gallo, su istanza dei pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci. È stato anche disposto il sequestro delle somme indebitamente percepite dal Ministero, per  un importo complessivamente superiore a 2 milioni di euro.

I finanziamenti, sarebbero stati indebitamente percepiti dall’associazione antiracket operante su Lecce, Brindisi e Taranto. I soldi pubblici erano destinati a rafforzare le iniziative in materia di contrasto al racket e all’usura attraverso l’istituzione di tre sportelli nelle province di riferimento, presso i quali le vittime di racket possono trovare assistenza con l’ausilio di specifiche figure professionali tra avvocati, commercialisti, esperti del settore bancario.

A capo del sodalizio ci sarebbe la presidente dell’associazione, Maria Antonietta Gualtieri, la quale – sulla base delle accuse – avvalendosi dell’apporto di numerosi altri soggetti, tra inquadrati all’interno della stessa associazione e pubblici amministratori, oltre che privati imprenditori, avrebbe posto in essere più condotte delittuose volte al fraudolento accesso ai finanziamenti.

Nel dettaglio delle indagini, emergerebbe che, al fine di percepire indebitamente i fondi, la Gualtieri, nel maggio 2012, avrebbe stipulato apposita convenzione con l’Ufficio del Commissario Antiracket istituito presso il Ministero dell’lnterno e con le amministrazioni comunali di Lecce, Brindisi e Taranto per I’istituzione di 3 sportelli presso ciascun capoluogo, aventi il fine di prestare assistenza alle vittime del racket e dell’usura e favorire l’accesso ai finanziamenti previsti dal Fondo di Solidarietà.

L’indagine svelerebbe che l’Associazione e i relativi Sportelli siano di fatto non operativi e costituiti all’unico fine di frodare i finanziamenti pubblici mediante fittizia rendicontazione di spese per il personale ivi impiegato, utilizzo di fatture per operazioni inesistenti relativi all’acquisizione di beni e servizi; rendicontazione di spese per viaggi e trasferte in realtà mai eseguite, falsa attestazione del raggiungimento degli obiettivi richiesti dal progetto in termini di assistenza ai nuovi utenti e numero di denunce raccolte.

E ancora. Dalle indagini emergerebbe che siano stati stipulati contratti di collaborazione con dipendenti fittizi e compiacenti professionisti, emettendo false buste paga ovvero ricevendo fatturazioni per prestazioni professionali inesistenti. Le somme indebitamente percepite dai fittizi collaboratori pare venissero successivamente restituite in contanti alla presidente dell’Associazione, fatte salve le ritenute previdenziali e assistenziali.

L’organizzazione documentava, inoltre, l’esistenza di spese fittizie per lacquisizione di beni e servizi quali inesistenti campagne pubblicitarie ed interventi di manutenzione presso le tre sedi, predisponendo una serie di  documenti, anche di natura fiscale, idonei a dimostrare il regolare svolgimento delle procedure di selezione delle aziende fornitrici e l’avvenuto pagamento delle prestazioni.

Come nel caso dei dipendenti fittizi, il piano truffaldino prevedeva che i finanziamenti indebitamente percepiti venissero dapprima bonificati in favore delle ditte che risultavano essere esecutrici, a pagamento delle forniture, e poi restituiti in contanti per un importo pari alla differenza tra limporto fatturato ed una quota del 20%, quale “compenso” alla stessa azienda fornitrice, cui veniva aggiunto il rimborso delle spese effettivamente sostenute per la predisposizione della campionatura da trasmettere al Ministero.

Le indagini avrebbero permesso di accertare l’illecita percezione di finanziamenti destinati alle opere infrastrutturali e all’acquisto degli arredi presso le sedi di Lecce e Brindisi, denotando dirette responsabilità a carico degli amministratori comunali e dei direttori dei lavori coinvolti nel rilascio delle autorizzazioni e nei pagamenti delle relative opere.

Le opere riguarderebbero lavori di ristrutturazione presso la sede di Lecce, in assenza della preventiva approvazione da parte dell’Ufficio del Commissario Antiracket, che venivano pagate con fondi del Comune anziché con i finanziamenti erogati dall’Ufficio del Commissario, al termine di specifica procedura di approvazione. La liquidazione veniva di fatto eseguita attraverso la creazione di un capitolo di spesa sprovvisto di copertura finanziaria, al fine di agevolare l’imprenditore affidatario dei lavori e consentirgli una veloce percezione di tali somme.

In ultimo, al fine di sanare la situazione venutasi a creare in seguito ai rilievi mossi dall’Ufficio del Commissario Antiracket sulla irrituale procedura seguita ed ottenere il rimborso delle somme indebitamente anticipate, sarebbe stata predisposta documentazione fittizia, al fine di dimostrare il rispetto delle procedure previste per l’approvazione dei lavori, in realtà già ultimati e liquidati. Tali espedienti hanno tratto in inganno l’Ufficio del Commissario Antiracket che procedeva all’erogazione dei fondi direttamente in favore dell’impresa costruttrice, che riceveva in tal modo un ulteriore pagamento che andava ad aggiungersi a quello già ricevuto dal Comune di Lecce.

A rendere il quadro ancora più complesso, pare che la presidente dell’associazione Gualtieri, avuta notizia della convocazione presso gli uffici del Nucleo di Polizia Tributaria di alcuni suoi collaboratori per essere sentiti quali persone informate sui fatti, abbia proceduto ad “istruire” i testimoni, affinché rendessero dichiarazioni difformi dal vero. Tutto per occultare le irregolarità che invece sono state portate a galla dalle complesse indagini.

Gli indagati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati: Giuseppe Milli, Amilcare Tana, Luigi Rella. Stefano De Francesco, Riccardo Giannuzzi, Luigi Covella, Anna Grazia Maraschio, Andrea Conte, Francesco De Iaco,  Cesare Del Cuore, Paolo D’Amico, Francesco Spagnolo, Andrea Sambati, Giuseppe Romano, Carlo Sariconi, Paolo Spalluto, Francesco Galluccio Mezio, Francesca Conte,Viola Messa.



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