Allarme crolli. Paura per l”™incolumità pubblica, ma anche per il turismo estivo

L”™ordinanza di messa in sicurezza e divieto di balneazione emanata dalla Capitaneria di Porto di Otranto per il tratto costiero che va da Torre Specchia e Torre Sant”™Andrea preoccupa molto, sindaco di Melendugno convoca tavolo tecnico e partecipa anche Comandate Guardia Costiera.

L’ordinanza di messa in sicurezza e divieto di balneazione emanata dalla Capitaneria di Porto di Otranto per il tratto costiero che va da Torre Specchia e Torre Sant’Andrea preoccupa molto e mentre il sindaco di Melendugno ha convocato per domani un tavolo tecnico comunale al quale prenderà parte il comandante della Guardia Costiera, gli operatori balneari attendono risposte adeguate da esperti e scienziati, per comprendere qual è il grado di criticità della questione e per identificare le zone davvero pericolose per la pubblica sicurezza.

La bandiera blu rischia di sventolare beffarda sulle spiagge e la costa delle marine di Melendugno, un territorio che non ha fortuna ultimamente preso com’è da vicende turbolente alle quali si aggiunge quella del rischio crollo della falesia.

Un problema di sicurezza, ma non un’emergenza di oggi, piuttosto una questione che viene da lontano, che tutti conoscono da anni e che non è facile affrontare, perché si tratta di contrastare il fatale corso della natura, la forza degli elementi naturali.

L’ordinanza della Capitaneria di Porto che rende off limits buona parte del tratto costiero da Torre Specchia a Torre Sant’Andrea, vista dal punto di vista turistico e dell’economia locale appare quasi come una condanna. Pensare, infatti, di dover rinunciare a fare il bagno in località straordinarie e meravigliose, entrate nell’immaginario universale, come Lu Pepe, lu Bastimentu, le Due Sorelle, lu Nfoca Ciucci, Portulignu o altre calette ed accessi marini stupendi del tratto costiero melendugnese sembra quasi uno scherzo di cattivo gusto. Una maledizione per tanti, un incubo per molti.
Eppure ci sono ragioni sufficienti, conosciute da tempo a dire il vero, che impediscono di compiere qualsiasi attività in zone come la grotta di Poesia, dove da sempre i ragazzi, i nostri ragazzi, hanno imparato a nuotare e a fare i tuffi.

Il sindaco di Melendugno, Marco Potì, preoccupato dagli effetti negativi che il divieto di balneazione, con annessi e connessi, potrebbe arrecare all’industria turistica del territorio ha invitato alla calma e alla concertazione e per domani ha convocato un tavolo presso il suo Comune al quale prenderà parte il comandante della Capitaneria di Porto di Otranto che ha firmato l’ordinanza, che sarà messo a confronto con i tecnici comunali per trovare un via d’uscita.

Quale? Semplice. L’obiettivo è quello di circoscrivere il divieto alle zone di costa alta dove si sono verificati già, o potrebbero verificarsi ulteriori cedimenti della parete rocciosa ed eventualmente individuare le zone davvero a rischio crollo per non fare, insomma, di tutta l’erba un fascio e mandare a carte quarantotto gli sforzi e gli investimenti degli operatori turistici e balneari.
Il sindaco Potì a chi gli suggerisce di accettare le offerte di Tap e di utilizzare quelle risorse per tutelare e proteggere la costa con interventi ad hoc si ribella in maniera decisa e risponde, come ci ha risposto, che non è interessato a nessuna proposta di Tap e che quei soldi Melendugno non li accetterà mai.

Preoccupazione forte, ma anche proposte, arrivano da Federbalneari Salento. Il presidente Mauro Della Valle si dice rattristato per il danno di immagine che la faccenda rischia di produrre e rammaricato per quello che potrebbe avvenire nelle prossime settimane con una stagione turistica che puntava molto su Pasqua per un’anteprima d’estate con il botto e che nessuno adesso riesce, invece, ad immaginare.

Della Valle è critico rispetto al tavolo tecnico convocato dal sindaco di Melendugno che considera utile ma insufficiente. Non basta – dice – riunire la guardia costiera e i tecnici comunali con la polizia municipale, perché dal punto di vista della sicurezza l’ordinanza della Capitaneria è sacrosanta e inappellabile. Se dovesse mai accadere qualcosa a qualcuno allora sì che sarebbe una vera tragedia.
Quello di cui abbiamo bisogno, continua Della Valle, è un tavolo scientifico, con esperti e tecnici del settore. Abbiamo bisogno che il geologo ci dica qual è lo stato di salute della nostra costa e che un ingegnere proponga soluzioni sostenibili e immediatamente realizzabili. Non esiste alcun monitoraggio dell’erosione costiera sulla roccia calcarea – continua Della Valle – e mentre tutti ci accorgiamo facilmente della sabbia che viene portata via dal mare, al contrario, nessuno si accorge dei minimi cambiamenti e delle trasformazioni che riguardano le pareti di roccia calcarea. Sotto il piede della roccia e sotto il pelo dell’acqua nessuno è in grado di dirci nulla, ecco perché tutto può succedere. Il tavolo serve, ma serve il tavolo tecnico scientifico dell’Università del Salento.

La situazione è senza dubbio preoccupante, lo dimostrano le perplessità e i malumori che abbiamo registrato questa mattina a San Foca, Roca e Torre dell’Orso tra residenti, commercianti e operatori della ristorazione e del turismo in genere, per non parlare degli stessi diportisti, ed è una situazione che non riguarda solo le marine di Melendugno.

Nessuno deve dimenticare quello che avvenne qualche anno fa a Santa Cesarea Terme, in zona Fontanelle – Archi, e che solo per un puro caso, e per molta fortuna, non provocò danni in un punto quasi sempre super affollato da bagnanti e pescatori dilettanti. Un enorme masso si staccò dalla parete alta e rocciosa e oggi è ancora lì, circoscritto e messo in perenne quarantena, a monito di ciò che il mare può fare e disfare a suo piacimento.

Ora la domanda è: come faremo ad andare al mare regolarmente senza la paura che possa crollarci addosso la bella e preziosa costa salentina? I prossimi giorni dovranno consegnarci la risposta, in un modo o nell’altro.



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