Perseguitava sui social la ex-moglie e qualsiasi occasione era buona per denigrare la donna che lo aveva denunciato. Le manette sono scattate, così, ai polsi di Giovanni Perdicchia, un 44enne di Specchia.
Sono stati i militari della locale Stazione dei Carabinieri, in esecuzione dell’ordinanza di applicazione della misura di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale Ordinario di Lecce, Sezione Gip, a trarre in arresto il Perdicchia per il reato di “maltrattamenti contro familiari o conviventi”.
I fatti
Giovanni Perdicchia, classe 1974, residente nel Comune di Specchia era già stato sottoposto al regime detentivo per il medesimo reato; il provvedimento era stato successivamente sostituito con la misura degli arresti domiciliari.
Il provvedimento odierno è scaturito dall’accurata attività dei militari a seguito dell’incendio doloso dell’autovettura Renault Kadjar bianca della ex moglie di Giovanni Perdicchi.
L’incendio era avvenuto il 24 maggio scorso e la paternità era stata attribuita all’ex marito.
Il reato contestato
L’uomo, mentre era sottoposto agli arresti domiciliari, aveva continuato con la sua condotta persecutoria attraverso i chiari messaggi lasciati sul suo profilo Facebook. Tutto ciò aveva portato la donna a denunciarlo.
Ma il Perdicchia non si è arreso e, allo scopo di intimidire ulteriormente la moglie, ha incaricato un amico di Andrano – ora in carcere per altro reato – di incendiare la Kadjar della donna in cambio di una modesta somma di denaro. Coinvolto in questo episodio anche un terzo amico di Specchia.
Le indagini
Le indagini, tempestive e articolate, si sono avvalse di svariati filmati di videosorveglianza, delle informazioni testimoniali, dei tabulati telefonici dei tre soggetti coinvolti e hanno consentito di attribuire incontrovertibili elementi di colpevolezza a carico di Giovanni Perdicchia e dei suoi due complici.
In particolare, le videoriprese private, acquisite da alcune postazioni situate nei Comuni di Specchia e Tricase, riprendevano in orari compatibili all’innesco dell’incendio, l’autore a bordo di un’autovettura Fiat Panda bianca, presa a noleggio a Tricase, il pomeriggio del 23 maggio, proprio nel giorno antecedente l’incendio.
Questi e altri elementi hanno inchiodato l’amico di Perdicchia quale esecutore materiale dell’incendio, e il Perdicchia stesso alle sue responsabilità di mandante.
Nel corso della perquisizione domiciliare, venivano inoltre trovati 7 grammi e 50 di marijuana. e
Al termine delle formalità di rito, per Giovanni Perdicchia si sono aperte, così, le porte di Borgo San Nicola.