Li costringeva con la violenza a lavorare oltre 10 ore al giorno per pochi spiccioli. In manette 36enne pakistano

Un episodio di caporalato è stato fermato dagli agenti della Squadra Mobile di Lecce che hanno arrestato l’uomo a conclusione di un’attività investigativa, avviata nei giorni precedenti a seguito di alcune denunce di connazionali.

“Questa indagine ha preso il via da una denuncia raccolta dagli agenti della Squadra Mobile nella quale due cittadini di nazionalità pakistana hanno dichiarato di essere vittime anche di violenze fisiche da parte di un caporale della loro stessa nazionalità che li costringeva a lavorare con orari assolutamente e umanamente inaccettabili. A quel punto abbiamo svolto tutte le necessarie verifiche e ispezioni ed è venuto fuori che, effettivamente, era così”, con queste parole, Nicola Miriello, Vicario del Questore di Lecce, ha commentato l’operazione svolta dagli agenti della Squadra Mobile, diretti dal Vicequestore Alessandro Albini, che ha portato all’arresto di un cittadino pakistano accusato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro con l’aggravante di aver commesso i fatti con violenza e minaccia.

I fatti

L’uomo, A.Z. 36enne è stato arrestato in flagranza di reato nella mattinata di ieri, a conclusione di  attività investigativa, avviata nei giorni precedenti a seguito, ripetiamo, di alcune denunce presentate da giovani immigrati sfruttati nella loro opera professionale.

In particolare, gli agenti della Squadra Mobile, nella prima mattinata di ieri sono intervenuti presso una azienda agricola, sita in agro di Monteroni, al cui interno sono stati identificati 32 lavoratori, intenti nella raccolta dei pomodori, per lo più di nazionalità pakistana, alcuni peraltro irregolari sul territorio nazionale e quindi accompagnati presso l’ufficio immigrazione.

Le immediate notizie formalmente acquisite sul posto e poi integrate in ufficio, hanno consentito di accertare che gli immigrati, in pessime condizioni igieniche e fatti alloggiare su giacigli di fortuna all’interno dello stesso casolare, erano stati reclutati all’inizio della stagione da un loro connazionale, presente sul posto,  A.Z., appunto, che rappresentava il loro unico referente sui luoghi di lavoro oltre a  colui che provvedeva a corrispondere loro, peraltro saltuariamente, somme di denaro in contanti a parziale saldo della paga che poi avrebbero ricevuto soltanto al termine della stagione di raccolta dei pomodori. Tra l’altro i cittadini irregolari, venivano fatti dormire all’interno di una botola sotto il casolare.

Le investigazioni hanno consentito di accertare che i braccianti  venivano, costretti, con minacce e violenze fisiche e verbali, a lavorare per oltre 10 ore al giorno con una breve sosta solo per il pranzo, composto solo da legumi e pane, a fronte di un paga che variava da 1 euro ad un  massimo di 3 euro per ogni ora lavorativa.

Gli stessi inoltre, contrariamente a quanto sancito con i vari accordi nazionali collettivi di categoria, non avevano diritto ad alcun giorno di riposo, ferie o assenze per malattia. Lo stesso caporale, si occupava di fare gli acquisti alimentari per tutti, ovviamente trattenendo poi dalla paga di ciascuno degli operai quanto, a suo dire, dovutogli per le spese sostenute.

Nel corso del controllo, condotto unitamente a personale dell’Azienda Sanitaria Locale di Lecce, sono stati rivenuti, inoltre, all’interno dell’azienda svariati prodotti chimici appartenenti alla categoria dei fitofarmaci, nocivi per la salute delle persone, con i quali gli stessi lavoratori, contrariamente ad ogni norma di sicurezza stavano a contatto quotidianamente e che, secondo quanto dichiarato dagli stessi, venivano sparsi sulle piante da loro e non da personale specializzato.

L’arrestato è stato posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria e associato presso la casa circondariale di “Borgo San Nicola” a Lecce.

“Quello che abbiamo riscontrato – ha concluso Miriello – è assolutamente vergognoso e si verifica su tutto il territorio nazionale. Bisogna approfondire sempre più per fare in modo che vengano alla luce alcune sfumature come quelle che abbiamo acclarato nelle giornata di ieri.

Nel caso specifico ci siamo trovati di fronte a una totale soggezione di questi lavoratori nei confronti del caporale, tra l’altro, loro connazionale.



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