Avrebbe diffamato Alberto Maritati: condanna a 1.000 euro di multa per l’avvocato Francesco Metta

Il giudice ha disposto per l’imputato la sospensione della pena subordinata al pagamento di una provvisionale e il risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede. Il pubblico ministero ha invocato per Metta una condanna ad 1 anno e 6 mesi.

Avrebbe diffamato l'ex magistrato Alberto Maritati, attraverso le pagine del libro “Toghe, patate e cozze” e ieri per l'avvocato Francesco Metta è arrivata la condanna al pagamento di 1.000 euro di multa.
 
La sentenza ė stata emessa dalla dr.ssa Silvia Minerva della prima sezione penale in composizione monocratica del tribunale di Lecce. Il giudice ha anche disposto per l'imputato, la sospensione della pena subordinata al pagamento di una provvisionale di 9.000 euro e il risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede.
 
Durante la discussione in aula, il pubblico ministero Paola Guglielmi ha invocato per l'avvocato Metta, attualmente Sindaco di Cerignola, una condanna ad 1 anno e 6 mesi. L'ex magistrato e Senatore della Repubblica, Alberto Maritati si è costituito parte civile ed è assistito dall'avvocato Michele Laforgia, sostituito dalla collega Viola Messa.
 
Il processo ha preso il via, dopo che nel luglio scorso il gup Stefano Sernia ha disposto il rinvio a giudizio di Metta, accogliendo la richiesta della pubblico ministero.
 
Durante l'istruttoria dinanzi al tribunale monocratico, sono stati ascoltati sia Metta che Maritati. Il primo ha respinto le accuse, spiegando che le frasi "incriminate" erano contenute in "Toghe, patate e cozze”, pubblicato però alcuni mesi prima da Tommaso Francavilla (nel frattempo deceduto), il quale era l'altro autore del libro. In ogni caso, sosteneva l'imputato, egli attraverso aneddoti e storie si sarebbe limitato a fornire alcuni ritratti di celebri magistrati pugliesi come Alberto Maritati, Michele Emiliano, attualmente Governatore della Regione Puglia e Leonardo Leone de Castris. Invece, Maritati ha ribadito in aula, l’assoluta correttezza del suo operato nelle vesti di magistrato, ritenendo che, invece, essa veniva messa in dubbio proprio da alcune pagine del libro di Metta.
 

L'inchiesta ha preso origine dalle denunce di Leonardo Leone de Castris, l'altro magistrato "parte offesa"che ha poi deciso di rimettere la querela, ed appunto di Alberto Maritati.
Gli atti giudiziari provengono da Foggia. Dopo la nomina di Leone de Castris a procuratore capo della città pugliese, il processo è stato trasferito a Lecce.



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