Batteri killer in ospedale tra le prime cause di decesso tra persone anziane

Come comunica salute Salento, cresce la preoccupazione dei vertici Asl per i numerosi decessi di anziani negli ospedali. E’ caccia aperta ai batteri antibiotico-resistenti spesso causa dei tristi epiloghi nelle corsie di ospedale

L’influenza, lo sappiamo, sta facendo registrare numerosi decessi, quasi esclusivamente – va detto – tra i pazienti ultraottantenni e affetti da varie patologie. Ma non è soltanto il virus H1N1 che attenta alla vita dei pazienti e l’allarme arriva direttamente dalla Asl di Lecce.

Ieri la notizia del quarto decesso di un 60enne all’ospedale di Scorrano, legato all’influenza “suina” H1N1, mentre la direzione dell’Azienda ospedaliera smentisce altri casi di decessi all’ospedale “Veris Delli Ponti” di Scorrano legati al virus sotto accusa.
Secondo i vertici Asl, infatti, a provocare le morti di pazienti anziani, scompensati e immuno-depressi, in tutti gli ospedali d’Italia, non sarebbe tanto il virus dell’influenza, qualsiasi ceppo sia, ma l’azione di batteri antibiotico-resistenti.

Così come ci spiega tecnicamente l’associazione Salute Salento, “in cima alla lista dei batteri-killer la micidiale klebsiella , un super batterio il cui impatto è quasi raddoppiato negli ultimi anni in Italia. Ma  a creare problemi negli ospedali ci sono anche  l’Acinetobacter, le infezioni da Escherichia coli resistenti alle beta-lattamasi , le Candide e lo Stafilococco meticillino resistente (Rsa) . Colpiscono soprattutto pazienti anziani, immuno depressi dall’uso eccessivo di antibiotici ai quali il batterio è ormai diventato refrattario”.

Da quanto si apprende, nelle scorse settimane proprio all’ospedale di Scorrano sarebbero morti 4 – 5  anziani a causa di complicanze legate a forme batteriche resistenti ai farmaci.
Il commissario della Asl, Giovanni Gorgoni, intervieneIn questi giorni il direttore sanitario Sanguedolce che ha esperienza di infezioni ospedaliere, incontrerà i direttori di presidio per fare il punto del controllo e quindi tracciare un piano di intervento e soprattutto di prevenzione. Gli ospedali – aggiunge Gorgoni – sono posti in cui si utilizza l’antibiotico e in cui si sviluppano le resistenze più accanite. Il controllo delle infezioni  ospedaliere è un asse portante della funzionalità dell’ospedale. Ci muoveremo con gli strumenti che abbiamo a disposizione, visto che l’industria farmaceutica da qualche anno non sta immettendo ritrovati e molecole nuove ed efficaci”.

La gravità del problema sta tutta nella possibilità di isolare i soggetti immuno-depressi ricoverati nei reparti di medicina e pneumologia, ma soprattutto nella terapie intensive e nelle rianimazioni, dove si fa largo uso di antibiotici. Finora  le direzioni sanitarie degli ospedali hanno fatto poco in tal senso.

Tra i tentativi, quello di novembre scorso, quando, di fronte alle numerose segnalazioni di infezioni,  il direttore sanitario Ottavio Narracci, ha rinnovato la composizione del Cio, il “Comitato per le infezioni ospedaliere”, comitato che è previsto dalle linee guida regionali in ogni ospedale, ma che, almeno al “Vito Fazzi”, non ha quasi mai funzionato.
Una situazione che certamente va gestita per tempo in nome della salute pubblica.