Chirurgo plastico condannato per aver intascato ‘a nero’ compenso per operazione al seno di un’avvocatessa

I giudici della Prima Sezione Penale hanno condannato a due anni per ‘peculato’ Luciano Leanza, specialista in chirurgia plastica, ‘reo’ di aver restituito solo parzialmente il compenso alla Asl, per attività medica di ‘mastoplastica’ da considerarsi intra-moenia

Avrebbe intascato 4.800 euro "a nero", dopo avere eseguito un'operazione di chirurgia plastica al seno di un'avvocatessa e, con l'accusa di peculato, Luciano Leanza noto specialista con studio a Maglie, è stato condannato a due anni di reclusione, pena sospesa.

I giudici della prima sezione penale (Presidente Stefano Sernia, a latere Sergio Tosi e Francesca Mariano) con la sentenza pronunciata stamani, hanno sospeso il chirurgo plastico per un anno dai pubblici uffici, ma nel comminare la pena hanno comunque tenuto conto delle attenuanti generiche e della restituzione da parte del medico, di una parte della somma che avrebbe dovuto corrispondere al Servizio Sanitario Nazionale (1.000 euro). Secondo l'accusa, rappresentata dal Pubblico Ministero Emilio Arnesano, il professionista era tenuto a corrispondere interamente il compenso alla Asl, poiché quell'intervento di chirurgia estetica "era da considerare attività intra-moenia".

I suoi avvocati difensori Angelo Pallara ed Ester Nemola hanno cercato di dimostrare nell'udienza odierna, come il medico avesse provveduto a restituire i soldi, mandando una lettera alla Asl.

Attraverso l'adempimento contrattuale, la controversia scaturita sarebbe diventata esclusivamente civilistica. I giudici, però, sono stati di avviso contrario ed hanno confermato la tesi dell'accusa.

La vicenda prende avvio da un'altra inchiesta, relativa alla querela effettuata dall'avvocatessa sopracitata, non soddisfatta dall'esito dell'intervento di "mastoplastica". Il Sostituto Procuratore di quel procedimento, però, dispose l’archiviazione. Questa decisione, non fu però sufficiente a chiudere definitivamente il caso, perché gli accertamenti di natura economica-fiscale sull'attività professionale del chirurgo, condotti dalla Guardia di Finanza, portarono a galla presunte irregolarità che indussero il Pm ad iscrivere Luciano Leanza nel registro degli indagati.

Adesso, in attesa del deposito delle motivazioni, gli avvocati del chirurgo stabiliranno se impugnare la sentenza in Appello.



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