Complice di Noemi per uccidere i genitori del fidanzato? 49enne di Patù sporge denuncia

Una nuova pagina nell’omicidio di Noemi Durini. Scende in campo chi è stato messo in ballo dal fidanzato presunto omicida della ragazza.

Fu tirato in ballo come presunto complice di Noemi Durini per mettere in atto l’uccisione dei genitori del 17enne di Montesardo, accusato di omicidio volontario della ragazza di Specchia.

Il 49enne di Patù, Fausto Nicolì, attraverso il legale Luca Puce, ha sporto denuncia contro L.M. ed i genitori di L.M. con le accuse rispettivamente di calunnia e diffamazione. L’atto è stato depositato presso la Procura ordinaria, ma anche presso quella dei Minorenni.

Le dichiarazioni del 17enne

Occorre ricordare che L.M., nel corso dell’interrogatorio tenutosi presso la Caserma dei Carabinieri di Tricase, avrebbe rivelato di aver ammazzato Noemi, poiché voleva coinvolgerlo in un piano diabolico per uccidere i genitori. Nella ricostruzione della dinamica e delle fasi che hanno portato alla realizzazione del suo intento omicida, il 17enne di Montesardo riferisce di avere agito per contrastare un piano architettato dalla fidanzata. Ascoltato in caserma dagli inquirenti, il giovane ha affermato anche che Noemi, assieme a Fausto Nicolì, aveva comperato una pistola per ammazzare i suoi genitori. L.M. ha poi affermato che il tragico giorno in cui andò a prendere Noemi da casa alle prime luci dell’alba, la 16enne di Specchia avrebbe portato con sé un coltello da utilizzare per mettere in atto il perverso piano.

La Procura non crede però a tale movente, considerando più attendibile la tesi di una furia omicida dettata dall’intenzione di Noemi di lasciare il fidanzato.

Le dichiarazioni di Nicolì

Fausto Nicolì, nell’atto di denuncia querela, afferma di averli conosciuti entrambi, lo scorso anno, in un bar di Montesardo e, di averli frequentati anche insieme ad altri giovani del posto, ma di essere assolutamente estraneo al presunto “piano” raccontato dal giovane e dai suoi genitori . Infatti, Nicolì ritiene di essere stato esposto ad un vero e proprio linciaggio mediatico da parte dei genitori dell’omicida, nel corso di interviste rilasciate a testate giornalistiche e programmi di cronaca, con eco nazionale.



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