Da presunta parte offesa ad imputato: tabaccaio gallipolino, vittima di estorsione, condannato per peculato

Vincenzo Calcagnile, nel periodo in cui era titolare a Lecce della tabaccheria di Via Lupiae, avrebbe trattenuto per sé più di 27.000 euro di giocate al Lotto. In un altro procedimento era parte offesa e avrebbe subito un danno economico.

Si sarebbe appropriato indebitamente dei proventi del Lotto ed un tabaccaio, originario di Gallipoli, è stato condannato a 2 anni ed 8 mesi. Il collegio della seconda sezione penale, Presidente Pasquale Sansonetti ha emesso la sentenza di colpevolezza nei confronti del 30enne Vincenzo Calcagnile, dopo che il pubblico ministero Paola Guglielmi aveva invocato 4 anni di carcere. Sono state, dunque, accordate all'imputato le attenuanti generiche.
 
Secondo l'accusa Calcagnile, quale persona incaricata di pubblico servizio, nel periodo in cui era titolare a Lecce di una tabaccheria di Via Lupiae, avrebbe "trattenuto" per sé più di 27.000 euro di giocate al Lotto. Infatti, il 30enne non avrebbe effettuato il dovuto versamento all'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato.
 
Il reato di peculato si sarebbe "consumato" tra giugno e luglio del 2012. Il difensore di Calcagnile, l'avvocato Luca Laterza, ne ha chiesto l'assoluzione sottolineando che il suo assistito è stato costretto a non versare quanto dovuto, non avendone la disponibilità economica.

La vicenda di oggi è strettamente legata ad un'altra nella quale Calcagnile compare nelle vesti di "persona offesa". Infatti, soltanto tre giorni fa, il Gup Simona Panzera ha rinviato a giudizio ben sette imputati con l'accusa di estorsione e tentata estorsione ai danni di una tabaccheria.
 
L'esercizio commerciale preso di mira era proprio quello di cui è stato proprietario Vincenzo Calcagnile. Nella stessa udienza, il neo-collaboratore di giustizia Gioele Greco, accusato di essere il mandante dell'estorsione con l'aggravante dell'avere agevolato l'associazione mafiosa, ha patteggiato la pena a 2 anni.
  
Gli altri sette imputati
che dovranno presentarsi il 6 giugno per l'inizio del processo innanzi alla seconda sezione in composizione collegiale sono: Angelo Padovano, 26enne, figlio di Salvatore, detto “Nino Bomba; i leccesi Roberto Nisi, 63enne Giovanni Parlangeli, 33 anni, Gabriele Pellè, 37enne e Manuel Prinari, 29 anni; Roberto Parlangeli, 37enne, di Magliano, Vito Francesco Corallo 46 anni di Castromediano. Tra di essi, anche l'ex proprietario della tabaccheria "incriminata" di Via Lupiae, Vito Francesco Corallo che avrebbe preteso da Calcagnile altre somme di denaro oltre a quelle stabilite per la cessione dell'esercizio commerciale, grazie all'appoggio della criminalità organizzata leccese e gallipolina.
 
Gli altri "protagonisti" della vicenda avrebbero stabilito che il 30enne di Gallipoli versasse anzitutto la somma di 450.000 per la cessione (nell'atto notarile risultavano 250.000 euro) e nonostante avesse già dato la somma di  346.000 come corrispettivo per la cessione e 413.000 per le spese aziendali. Inoltre sarebbe stato costretto a firmare una scrittura privata con un riconoscimento di debito di 277.000 euro e un'ipoteca su di una abitazione a Sannicola in favore di Corallo; per poi "accogliere" come socio dell'attività commerciale, l'ex proprietario.
 
Inoltre, al nuovo acquirente venne "recapitata" da Manuel Prinari una lettera a firma di Gioele Greco, lanciata da uno scooter. Invece, Pellè e Parlangeli, sempre secondo l'accusa sarebbero gli autori dell'intimidazione a "colpi di pistola" contro la saracinesca della tabaccheria, del 20 settembre 2011. A causa del debito contratto con gli imputati, dunque, Vincenzo Calcagnile si sarebbe trovato in grosse difficoltà economiche ed impossibilitato a versare quanto dovuto al Monopolio di Stato. 



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