Domiciliari concessi all’avvocato Francesco D’Agata, la parola passa nuovamente al Riesame

Il dottor Massimiliano Carducci si è ‘opposto’ alla decisione del giudice delle indagini preliminari Cinzia Vergine di attenuare la misura cautelare nei confronti del 38enne leccese.

Il pubblico ministero ha impugnato l’ordinanza del gip e adesso sarà nuovamente il Tribunale del Riesame a pronunciarsi sulla concessione dei domiciliari all’avvocato Francesco D’Agata.

Il dr. Massimiliano Carducci si è “opposto” alla decisione del giudice delle indagini preliminari Cinzia Vergine di attenuare la misura cautelare nei confronti del 38enne leccese. Dunque, i  giudici del Riesame fisseranno una nuova udienza in cui si discuterà sull’ordinanza del gip.

Ricordiamo che l’avvocato Francesco D’Agata ha ottenuto nei giorni scorsi gli arresti domiciliari e dopo oltre un mese ha potuto lasciare il carcere. Il gip ha accolto la seconda richiesta dei suoi difensori, Luigi e Roberto Rella. I legali hanno invocato un’attenuazione della misura detentiva per il 38enne leccese, tra i referenti dello “Sportello Dei Diritti”, di cui è Presidente il padre Giovanni; la detenzione carceraria sarebbe sproporzionata rispetto ai presunti reati commessi da Francesco D’Agata. Il giudice ha avallato la richiesta, poiché dopo un mese e dieci giorni trascorsi presso la Casa Circondariale di Borgo San Nicola, non vi sarebbero più le esigenze cautelari.

Francesco D’Agata è stato arrestato il 12 ottobre scorso per una presunta truffa ai danni di una senegalese, corredata da una falsa sentenza. Le indagini coordinate dal sostituto procuratore Massimiliano Carducci e condotte dagli uomini del Nucleo di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza di Lecce guidate dal colonnello Francesco Mazzotta, avrebbero smascherato una maxi-truffa organizzata da due avvocati. I primi accertamenti della Procura si concentrarono su un IBAN “sospetto”, sul quale una signora originaria di Torino avrebbe  versato 4mila euro. Il conto era però intestato  ad una signora senegalese, e a quel punto la prima depositò una denuncia e cominciarono le indagini, non ancora concluse.

Il legale,  secondo gli inquirenti, dopo aver vinto una causa a suo favore (fu vittima di un terribile incidente stradale), avrebbe ottenuto più di600mila euro dal Fondo Vittime della Strada. Successivamente  avrebbe però falsificato una sentenza del Tribunale di Trieste (questi risponde anche di falso in atto pubblico ), competente a liquidare il risarcimento e avrebbe riferito alla signora senegalese vittima del sinistro di aver ottenuto “appena” 300mila euro, di cui l’avvocato ne avrebbe trattenuti circa140mila, liquidando alla donna di fatto 160mila euro.

Francesco D’Agata è stato ascoltato per oltre tre ore dal gip Cinzia Vergine nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia, respingendo ogni addebito. Dunque, il legale ha insistito sul fatto che, in qualità di avvocato, non avrebbe mai tradito la professione e la fiducia di una cliente. Ricordiamo che D’Agata è accusato anche d’infedele patrocinio.

Riguardo il reato principale di truffa aggravata, lo stesso ha ricostruito la dinamica affermando che dopo aver vinto la causa, avrebbe concluso un “patto di quota lite” (doveva essere retribuito in proporzione alle somme percepite come risarcimento del danno dalla signora senegalese coinvolta in un terribile incidente stradale). Non solo, Francesco D’Agata ha anche sostenuto che la falsificazione della sentenza, sia stata messa in atto dalla signora senegalese per occultare al marito la cifra esatta del risarcimento. Dunque, sarebbe stata la presunta vittima a versare le somme di denaro “contestate”. Il giudice delle indagini preliminari ha ritenuto (attraverso l’ordinanza con cui ha rigettato la prima istanza di scarcerazione) che le dichiarazioni di D’Agata fossero inattendibili e contraddittorie. Anche perché, la signora senegalese ed il marito sono stati riascoltati dal magistrato e la loro versione è stata invece ritenuta veritiera.

Tale tesi è stata  ritenuta inattendibile anche dai giudici del Riesame che in prima istanza, hanno rigettato la richiesta di annullamento dell’originaria ordinanza del gip, avanzata dai legali di D’Agata. Il relatore, inoltre, nei giorni scorsi ha depositato le motivazioni con le quali spiega perché, l’avvocato dovrebbe restare in carcere.



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