Estorsione con ‘cavallo di ritorno’ ai danni di un’azienda agricola, rito abbreviato per i taglieggiatori

Ingusci e Fasiello dovranno presentarsi, il prossimo 3 maggio, davanti ai Giudici per l’inizio del processo. I due imprenditori che hanno denunciato il fatto, intanto, si sono costituiti parti civili, chiedendo un risarcimento di 40.000 mila euro.

Avrebbero messo in atto azioni estorsive nei confronti dei titolari di un’azienda agricola ed il giudice accoglie la richiesta di abbreviato per i due presunti taglieggiatori. Gabriele Salvatore Ingusci, 35enne di Boncore (frazione di Nardò), difeso dall'avvocato Francesco Spagnolo del Foro di Lecce e Leonardo Fasiello, 42 anni di Avetrana, avvocato Lorenzo Bullo del Foro di Taranto, dovranno presentarsi il 3 maggio, per l'inizio del processo, davanti al Gup Cinzia Vergine.

Nell'udienza di oggi, i due imprenditori che hanno denunciato il fatto si sono costituiti parte civile, con gli avvocati Emanuela Pispico e Claudia Roma, chiedendo un risarcimento di 40.000 mila euro. Invece, la posizione dell'altro imputato Giuseppe Landolfo 30 anni, consigliere comunale d’opposizione del Comune di Veglie, era stata stralciata. L'uomo, difeso dall'avvocato Paolo Spalluto, dovrà presentarsi i primi di luglio innanzi al giudice, per l'inizio del processo con il rito ordinario.

Ricordiamo che i Carabinieri della Compagnia di Campi Salentina avevano eseguito, su disposizione del Pm Carmen Ruggiero, il 7 ottobre 2015, due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Ingusci e Faisiello;
in merito ad un'estorsione con “cavallo di ritorno” (pratica illegale che prevede il pagamento di un riscatto da parte di una persona che ha subito un furto per riottenere il bene sottratto) e contemporanea ricettazione, ai danni di un’azienda agricola situata di Nardò.

Il furto avvenne il 29 gennaio nei pressi dell'attività. Sparirono, infatti, vari attrezzi agricoli per un valore di circa 15mila euro. Le vittime, dopo i tentennamenti iniziali, decisero di denunciare il fatto e raccontaro tutto ai carabinieri di Porto Cesareo. Confermano così di essere stati avvicinati dai taglieggiatori un mese prima e di conoscere il solo Ingusci in quanto è un loro vicino. Quest'ultimo, con una persona con cui frequentemente si accompagnava, Leonardo Fasiello, avrebbero incontrato i due fratelli in un bar di Veglie. I malviventi avrebbero poi avanzano la richiesta: 2mila euro per la restituire degli attrezzi agricoli.

Pochi giorni dopo, Ingusci e Boncore ottengono i domiciliari su decisione del Tribunale del Riesame. Già nell'interrogatorio di garanzia del 9 ottobre, Ingusci ha negato l'estorsione. L'uomo ha specificato soltanto di avere avuto gli imprenditori solo dei rapporti di conoscenza dettati dal fatto di essere vicini di casa, ma di non avere mai avanzato alcuna richiesta di denaro. Anche Leonardo Fasiello, ha negato la circostanza, dichiarando tra l'altro di trovarsi, nel momento dell'incontro con le presunte parti offese, a casa con moglie e figlio.

Nell'indagine in corso, sarebbe coinvolto anche Giuseppe Landolfo che aveva ricevuto un avviso di garanzia con l’accusa di favoreggiamento personale poiché, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto il ruolo di mediatore tra le parti; dunque avrebbe gestito in prima persona la contrattazione, impegnandosi a convincere le vittime nell'assecondare le richieste estorsive, anche con la possibilità di ottenere uno sconto sulla cifra da versare. Sul perché del suo coinvolgimento in questa brutta storia, Giuseppe Landolfo ha sempre evidenziato che si tratterebbe di una vendetta politica.



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